Vittoria! Possiamo dirlo a voce alta, almeno per ora: gli OGM non entrano in Europa. Dopo le migliaia di proteste, anni di battaglie e le rivolte persino degli agricoltori stessi, a cui sono seguite diverse legislazioni nazionali che limitavano o impedivano l’utilizzo degli OGM, la principale casa produttrice mondiale, la Monstanto, ieri ha annunciato che non esporterà i suoi semi geneticamente modificati in Europa.
Questo il tweet che pone fine alla questione:
Non faremo più lobby per nuove coltivazioni in Europa, al momento non pensiamo di presentare nuove richieste. La ragione, tra le altre, è la scarsa domanda degli agricoltori.
E dopotutto se già Austria, Bulgaria, Francia, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Polonia e Italia avevano inserito come legge nazionale che l’OGM non era consentito sul loro territorio, ed altri Paesi stavano prendendo in considerazione l’idea di seguire l’esempio di queste otto, anche una multinazionale come la Monsanto si dev’essere resa conto che sarebbe stato inutile spendere miliardi di euro in opere di convincimento e forzature se poi, alla fine dei conti, non ci avrebbero cavato un ragno dal buco.
Se però l’Europa ride, c’è un altro Continente che non può farlo, quello americano. Lì dove la Monsanto è nata ed agisce da anni, la situazione si sta facendo sempre più seria. Nonostante le recenti proteste delle persone che non vogliono più gli OGM, queste tecnologie una volta entrate in circolazione è quasi impossibile estirparle. Sono sempre più comuni infatti i casi di scoperte di coltivazioni OGM in campi che non le hanno applicate.
In sostanza se un campo utilizza una coltura geneticamente modificata, basta che i suoi semi vengano trasportati dal vento, dagli insetti o accidentalmente anche dai fattori stessi nei campi vicini che nemmeno li vogliono per intaccare anche l’altro campo e diffondere la coltura OGM. Questi casi in America sono sempre più comuni, ed in un certo senso dovremmo preoccuparci anche noi europei visto che alcune partite di mais e di altri prodotti della terra arrivano proprio dagli Stati Uniti. Sulla carta non dovrebbero provenire da terreni OGM, ma siccome è difficilissimo controllarne la diffusione, un minimo di rischio c’è sempre.
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