Stavros Dimas, commissario europeo all’ambiente, ultimo caposaldo sul fronte del “no” agli Ogm, ha gettato la spugna di fronte alle ripetute insistenze dell’Unione riguardo alle colture geneticamente modificate. La Commissione accelera sullo sblocco delle semine alterate in laboratorio e si dichiara propensa ad autorizzare la coltivazione in Europa di due mais biotech: il Bt11 della multinazionale Syngenta e il Bt1507 della Pioneer.
Tra circa sei settimane quella che è una semplice proposta potrebbe tramutarsi in liberalizzazione delle colture Ogm, approdando sul tavolo dei Ventisette a chiedere conferma della possibile attuazione. Inutile dire che la decisione ha suscitato non poche polemiche. Legambiente chiede all’Europa di ripensarci e di valutare attentamente le possibili conseguenze ambientali, economiche e sociali di una scelta di questo tipo. Ma il fronte del sì Ogm sul continente è più saldo di quanto si creda.
La proposta avanzata dalla Francia, che vuole bloccare la coltivazione del mais biotech Mon810 autorizzato nel 1998, è stata respinta. L’Europa vuole affrettare i tempi riguardo agli Ogm, dal momento che siamo stati giudicati lenti nel concedere le necessarie autorizzazioni e soprattutto nel sancire norme precise riguardo all’importazione e al commercio di prodotti agricoli geneticamente modificati. A rimproverarci di lentezza sono Paesi come gli Stati Uniti, l’Argentina, il Canada.
Ma non bisognerebbe tenere conto anche di un altro importante documento, redatto lo scorso 4 dicembre dal Consiglio dei ministri dell’ambiente dell’Ue in materia di autorizzazione di nuovi prodotti biotech? In quel testo si chiedeva più tempo proprio per valutare l’impatto degli Ogm a lungo termine, includendo una quantificazione dei rischi ambientali e socioeconomici. Inoltre, si prospettava la possibilità di poter creare negli Stati membri delle aree Ogm free. Ma l’Agenzia Ue per la sicurezza alimentare (Efsa) ha espresso due pareri favorevoli sia sulla base dei dossier relativi alle semine biotech sia tenendo conto di 11 ulteriori studi forniti da Bruxelles. I tempi sembrano dunque maturi affinchè si definiscano delle norme chiare per regolamentare il commercio e la coltivazione degli Ogm in Europa, non resta che aspettare il sì anche da parte dei Paesi membri.
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