Il discorso sugli Ogm in Italia finora non era quasi mai nemmeno arrivato, impanatosi a Bruxelles dove i Ministri del’Ambiente dei 27 Paesi l’avevano bloccato. Ma ora qualcosa si muove. Proprio il ministro italiano Clini, insieme ad alcuni suoi colleghi, ha riaperto il dialogo proprio in sede di Commissione Europea.
Secondo il Ministro dell’Ambiente, intervistato dal Corriere della Sera, è giusto riprendere il dibattito e non chiudere definitivamente la porta agli organismi geneticamente modificati in quanto possono portare dei benefici all’agricoltura e all’economia. A nostro parere però l’intento sembra quello di mescolare le carte e non fare per nulla chiarezza. Questo il passaggio chiave dell’intervista:
Senza l’ingegneria genetica oggi non avremmo alcuni fra i nostri prodotti più tipici. Il grano duro, il riso Carnaroli, il pomodoro San Marzano, il basilico ligure, la vite Nero D’Avola, la cipolla rossa di Tropea, il broccolo romanesco: sono stati ottenuti grazie agli incroci e con la mutagenesi sui semi.
Grazie a questa tesi dunque, per Clini gli Ogm sono una cosa buona. Purtroppo gli Ogm sono tutt’altro, e Clini lo sa benissimo. Qui il dibattito non è se incrociare specie diverse per ottenerne di nuove, ma se creare in laboratorio metodi per “dopare” letteralmente gli ortaggi e gli alberi da frutto, in modo da produrre pomodori da dieci chili o altri prodotti della terra “super”. L’intento, benevolo, per carità, è di risolvere il problema della fame nel mondo dato che è chiaro che una mela che pesa otto kg può sfamare un’intera famiglia in un Paese del Terzo Mondo. Ma i risvolti sulla salute? Ne vogliamo parlare?
E’ giusto che riprenda la ricerca, ma questa dev’essere controllata dagli Stati perché è chiaro che se la si lascia in mano ai privati, questi diranno sicuramente che gli Ogm fanno bene e li metteranno in commercio. E’ più importante, e corretto, che degli organismi indipendenti li studino per capire, anche a distanza di alcuni decenni, se questi possono avere effetti sulla salute.
Parlarne in Italia poi non avrebbe senso. La nostra cultura alimentare, la dieta Mediterranea e tutto il resto finirebbero per omologarsi, come ora già rischia di fare, ad un tipo di alimentazione creata in laboratorio e non più sulla terra arsa dal sole, la quale peraltro manderebbe ko quei pochi agricoltori che sono rimasti e che già oggi stentano a sopravvivere.
Diverso può essere il discorso, intrapreso sempre da Clini, per quanto riguarda la produzione energetica. Di certo alle automobili non viene il cancro, quindi da questo punto di vista gli Ogm per creare biocarburanti verrebbero trattati sotto tutta un’altra ottica, e di certo nessuno se ne lamenterebbe. A parte le lobby del petrolio ovviamente. Ma questa è un’altra storia.
[Fonte: Corriere della Sera]
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