L’Ogm non piace e l’Europa non lo vuole più coltivare

di Redazione 2

amflora

Si temeva che con l’autorizzazione a coltivare la patata transgenica la maggior parte degli Stati Europei autorizzassero la coltivazione di altri prodotti OGM e facessero iniziare un processo di “omologazione” delle colture. Per fortuna sembra proprio che l’effetto ottenuto sia esattamente l’opposto.

Da quando è entrato in vigore il nuovo regolamento comunitario, i Paesi che prima non coltivavano colture geneticamente modificate continuano a non farlo, e quelli che lo facevano o hanno smesso, o hanno ridotto la produzione. Paradossalmente anche la stessa Germania, la “patria” della patata Ogm, ha posto il divieto di coltivarla.

Tra i 27 Paesi che compongono l’Unione Europea si è registrata una diminuzione del 12% delle semine Ogm, ed i Paesi che praticano questa attività sono rimasti solo in 6. Tra questi, Spagna, Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia hanno ridotto la quantità seminata (un calo che va dal 23% della Repubblica Ceca al 55% per la Slovacchia), la Polonia ha mantenuto le stesse quantità dello scorso anno mentre soltanto il Portogallo le ha leggermente aumentate.

L’Italia continua a vietare questo genere di coltivazioni.

Il modello produttivo cui è orientato l’impiego Ogm è il grande nemico della tipicità e della biodiversità e il grande alleato dell’omologazione, che è il vero nemico dell’agroalimentare italiano e per questo siamo contrari

ha spiegato il presidente della Coldiretti Sergio Marini. Una dichiarazione che ha trovato largo consenso anche tra le diverse parti politiche, tanto che secondo l’europarlamentare Pdl Sergio Silvestris,

La vendita dei prodotti Ogm comporterà seri danni al sistema agricolo compromettendo le vendite dei prodotti buoni e di qualità. L’immissione sul mercato di prodotti geneticamente modificati mette a rischio la salute dei consumatori e crea concorrenza sleale per le produzioni tradizionali pugliesi

ed invece il suo collega Giovanni Collino ha già preannunciato un referendum per abolire la coltivazione non solo di questo tubero, ma anche di 3 tipi di mais geneticamente modificato, principalmente per difendere il Made in Italy, ma soprattutto per non intaccare la catena alimentare e non avviare un pericoloso processo che si ripercuoterà sulla salute dei cittadini europei.

Fonte: [Ansa]

Commenti (2)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.