La decisione relativa alle linee guida per la coesistenza tra coltivazioni tradizionali, biologiche e geneticamente modificate slitta al 30 settembre. La Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome alle fine ha deciso per il rinvio. Dario Stefàno, coordinatore degli assessori regionali all’agricoltura, lo ha motivato
con la necessità di verificare il lavoro sin qui svolto con le recenti decisioni dell’UE.
Decisione accolta favorevolmente dalla Task Force per un’Italia libera da OGM, che legge la dilazione come un passo verso un’Italia OGM free, che faccia chiarezza sull’ulteriore confusione generata dal Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio del 13 luglio 2010 che aveva modificato la direttiva 2001/18 Ce offrendo agli Stati membri la possibilità di scegliere se limitare o vietare completamente la coltivazione di OGM sul loro territorio.
La Task Force per un’Italia libera da OGM ha ricordato che il rischio contaminazione tra GM e tradizionali a tutt’oggi non è stato confutato, al contrario un recente studio, presentato nell’ambito del meeting della Ecological Society of America, svoltosi dal 7 al 12 agosto scorso, ha rilevato la presenza di colza transgenica allo stato selvatico ai bordi delle strade. Questo farebbe pensare che una coesistenza non sia possibile. Inoltre,
le caratteristiche paesaggistiche e geomorfiche dell’Italia rendono il rischio di contaminazione ancora più alto. Il Parlamento Europeo ci ha dato la possibilità di scegliere quale tipo di coltura portare avanti nel nostro Paese, opportunità che dovremmo cogliere per insistere con il rifiuto delle coltivazioni geneticamente modificate per privilegiare un modello agricolo che rispecchi le caratteristiche del territorio, difenda la biodiversità e continui a essere fonte delle eccellenze agroalimentari che contraddistinguono la produzione italiana.
Diversa e su binari completamente opposti la reazione di Confagricoltura che legge il rinvio come l’ennesimo tentativo per prendere tempo ed eludere una decisione importante, quella volta a disciplinare la materia. Lo sottolinea il presidente dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli, Federico Vecchioni:
Il biotech rischia di rimanere un tabù per il nostro Paese, come è avvenuto per il nucleare, se non c’è la volontà politica di avviare un sereno dibattito con il supporto degli scienziati. Ancora una volta invece registriamo il tentativo di eludere l’urgenza di disciplinare la materia, mentre i maiscoltori italiani per questa moratoria subiscono un danno economico che Confagricoltura ha già stimato in alcune centinaia di milioni di euro ogni anno.
Troppo rigido, per gli imprenditori agricoli, il documento delle Regioni sulle linee guida di coesistenza tanto
da indurre a pensare che sia stato fatto non per disciplinare ma per vietare. Tra l’altro impone una tassa sulle coltivazioni di Ogm, e una defatigante serie di requisiti amministrativi (compreso un patentino per gli imprenditori e i dipendenti delle aziende con produzioni biotech).
Per Vecchioni, la coesistenza è possibile, a patto però di far ripartire anche la sperimentazione e di avviare un dibattito serio sugli OGM, libero da pregiudizi e lasciando parlare la scienza:
Già nel 2006 ventuno società scientifiche ed accademie italiane in rappresentanza di circa 10 mila scienziati italiani hanno stilato un consensus document in cui si affermava che la coesistenza tra i diversi sistemi agricoli è possibile. Contrariamente a quanto sostenuto da chi il transgenico lo vuole semplicemente bandire dal nostro territorio.
[Fonti: Agi; Helpconsumatori]
Maurizio 29 Novembre 2010 il 3:06 pm
Se vuoi firmare contro gli OGM vai al progetto eMPOWER della Commissione Europea!
http://www.ep-empower.eu/epetitions/it/OGM/cntrlid/view/petitionID/45.aspx
Blythe 1 Marzo 2017 il 3:03 am
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