Sulla questione OGM (Organismi Geneticamente Modificati) siamo quasi tutti d’accordo, sia cittadini che politici: sono pericolosi, non sicuri, ed è meglio starne alla larga. Persino le due fazioni più litigiose d’Italia, Centrodestra e Centrosinistra, hanno trovato un punto di convergenza nel dire no alle colture OGM, eppure, forse perché preso da altre vicende che, per questioni personali, hanno la priorità, il Governo continua a rimandare il discorso su una legislazione seria e precisa sulla vicenda.
L’ex Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia, nel 2010, firmò un decreto che imponeva il divieto alla coltivazione di mais transgenico, ma poi il Tar del Lazio ha annullato quest’azione. Ciò che si è stabilito è che, per dirla in poche parole, ogni Regione deciderà se e quanto coltivare questo genere di colture. Eppure il Governo ha fatto ricorso contro il Tar per annullare la sentenza e ripristinare il divieto generale in modo da tutelare i coltivatori biologici che sono il fiore all’occhiello dell’economia italiana.
Ma non è chiaro dalla risposta alla mia interrogazione di oggi in commissione agricoltura, quali atti concreti intende assumersi a tale scopo, poiché si fa riferimento alla mancanza di dati oggettivi per potersi attivare. La risposta del dicastero delle politiche agricole alimentari e forestali di oggi mi soddisfa, quindi, parzialmente, perché se da una parte condivido gli intenti di salvaguardia e valorizzazione della qualità del nostro sistema agroalimentare e dall’altra, vista anche la chiara posizione assunta dalle Regioni, rimango in attesa di atti concreti. L’attuale ministro delle politiche agricole, Saverio Romano, ha ribadito pubblicamente in più occasioni, la sua contrarietà alla introduzione di colture ogm sul territorio nazionale, a tutela delle produzioni agricole presenti in Italia, ma non ha ancora specificato quale piano di intervento attuare
ha tuonato l’onorevole Susanna Cenni del PD, che chiede un po’ più di chiarezza nelle azioni del Governo. Secondo lei anche le Regioni stesse vorrebbero una legge che eviti la coesistenza delle due tipologie di colture per salvaguardare l’agricoltura biologica,
uno dei comparti di maggiore rilevanza del “made in Italy”
dice la Cenni, eppure il ministro Romano continua a latitare. E’ vero che negli ultimi tempi è impegnato in ben altre vicende, ma se non ha il tempo di fare il Ministro, forse è il caso che deleghi le questioni di importanza nazionale a qualcun’altro.