Un nuovo rapporto dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, intitolato “The consequence of inaction”, riporta proiezioni per il 2050 come sempre estremamente allarmanti. Si parla di un +50% nelle emissioni di gas a effetto serra, di scarsita d’acqua per altri 2,3 miliardi persone e un ulteriore perdita di biodiversità pari al 10%.
Il rapporto, come ovvio, non può non considerare il futuro incremento demografico. La crescita della popolazione mondiale è stimata in oltre 9 miliardi nel 2050, a fronte dei circa 7 miliardi odierni. L’Ocse calcola inoltre che il 70% della popolazione mondiale risiederà in contesti urbani, fattore questo che condurrà a un maggiore inquinamento atmosferico, a più gravi difficoltà nella gestione dei trasporti così come dei rifiuti. Per ciò che concerne l’inquinamento atmosferico urbano, l’Ocse parla di un possibile raddoppio delle morti dovute al particolato per il 2050.
Più persone significa anche maggiore richiesta di energia, che in mancanza di nette, drastiche politiche volte alle fonti rinnovabili a livello globale, potrebbe significare una produzione basata per l’85% ancora su fonti fossili. A sua volta, questo fattore significherebbe un aumento delle emissioni di CO2 legate alla produzione energetica del 70%, e più nel complesso, a livello globale, un aumento del 50% delle emissioni di gas serra.
Gravissime anche le prospettive per l’approvvigionamento idrico: alle attuali persone che soffrono per carenze idriche se ne aggiungeranno altri 2,3 miliardi: oltreil 40% della popolazione mondiale avrà difficolta ad accedere all’acqua, specie in molte zone dell’Africa e in alcune zone dell’Asia. Inoltre, i nuovi usi commerciali cui vengono destinati ampi pezzi di territorio, l’incremento della silvicoltura commerciale, la frammentazione degli ecosistemi naturali, le varie forme di inquinamento e soprattutto i cambiamenti climatici determineranno una continua, accelerata perdita di biodiversità, calcolata intorno al 10% dagli esperti dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in quest’ultimo rapporto intitolato “Le conseguenze dell’inazione”.
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