Kiribati, una nazione sconosciuta alla maggior parte del mondo, è uno Stato formato da 33 atolli sparsi nell’Oceano Pacifico, al largo dell’Australia, ad appena due metri sopra il livello del mare. Com’è facile immaginare, è uno dei Paesi che per primi potrebbero pagare le conseguenze del cambiamento climatico.
La sua stessa esistenza è minacciata di essere spazzata via dall’incremento del livello delle acque, e per questo motivo Kiribati ha recentemente preso una decisione senza precedenti: nonostante la sua enorme dipendenza dalla pesca, entro il 2050 intende vietarla nelle oltre 150.000 miglia quadrate (oltre 241 mila km quadrati) di territorio marino per creare la più grande riserva marina del mondo.
Secondo il presidente di Kiribati, Anote Tong, la creazione della riserva intende inviare un messaggio sull’importanza degli oceani:
Abbiamo bisogno di fare sacrifici per dare un futuro ai nostri figli e nipoti.
Ed è un sacrificio enorme: con una piccola popolazione di circa 100.000 cittadini, non ci sono molte fonti di entrate che non riguardino il pesce e le noci di cocco (quasi la metà delle entrate fiscali di Kiribati proviene dalla pesca). Tuttavia, Kiribati ha alcune delle barriere coralline più intatte del mondo e le popolazioni più sane di pesce.
Ma non è tutto: la mossa coraggiosa fa parte di un piano più grande e ambizioso. Il presidente Tong vuol definire una zona protetta di oceano di 38,5 milioni di chilometri quadrati, più grande di tutto il Nord America o circa 3 volte l’Europa, in collaborazione con altre 16 nazioni del Pacifico che negli ultimi due anni hanno lavorato per far diventare il progetto realtà.
In un’intervista a Mongabay, il presidente Tong riferisce della battaglia difficile per creare l’area protetta:
Abbiamo dovuto combattere le nostre battaglie politiche per il parere interno su questa decisione, ma è una dichiarazione molto grande da parte nostra. […] Il nostro è un contributo alla biodiversità e agli stock ittici marini. La conservazione delle nostre risorse di pesca porta benefici al resto dell’oceano. L’assenza di zone di pesca darebbe impulso alle popolazioni ittiche in aree esterne. […] La riserva ha certamente creato un sacco di pubblicità, soprattutto attorno alla questione del cambiamento climatico di Kiribati, il che è importante perché come si fa a preoccuparsi di un Paese che non conosci?
Tuttavia, il presidente Tong sottolinea giustamente che l’ignoranza non è una scusa quando si tratta di fare la nostra parte per gli oceani:
C’è un senso di ingiustizia, ma anche una comprensione perché fino a poco tempo fa le persone non erano consapevoli dell’impatto delle loro azioni. Tuttavia sapere che cosa facciamo oggi, proseguendo con il nostro business abituale, è irresponsabile e immorale. Non prendere provvedimenti sarebbe un atto di criminalità.
Kiribati è solo un esempio su quali forme di azione si possono intraprendere per affrontare il cambiamento climatico. Per saperne di più, visitate il loro sito web.
Fonte: [Treehugger]
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