La rivista internazionale Nature ha pubblicato la prima mappa della biodiversità marina del CoML, il progetto Census of Marine Life, che impegna oltre 300 ricercatori provenienti da 80 nazioni. Il primo rapporto sullo studio delle forme di vita negli oceani, che va avanti da dieci anni, è atteso, molto atteso, per il prossimo ottobre a Londra.
I risultati del progetto CoML hanno finora portato al censimento di oltre 17.000 specie marine e alla scoperta di nuovi organismi, individuati negli hotpots, ossia i punti ricchi di biodiversità.
La raccolta dei dati e lo studio dei fenomeni esterni ed interni all’habitat degli abissi oceanici ha dato vita anche alla prima mappatura dei fondali. Le immagini sono spettacolari (per vedere la Gallery, clicca qui) ma i dati non sono molto entusiasmanti, perché ribadiscono che la biodiversità è a rischio a causa della presenza dell’uomo, sempre più massiccia e invasiva, e per l’innalzamento della temperatura e i conseguenti cambiamenti climatici.
Dalla mappa delle forme di vita negli abissi è emerso che le specie costiere, come i pesci e i coralli che vivono in acque non molto profonde, sono presenti in modo significativo nelle acque dell’Asia sud- orientale; mentre le specie che hanno il loro habitat in mare aperto, come le balene e i tonni, sono abbondanti lungo le latitudini temperate. Da questo si evince che l’aspetto più importante che unisce le biodiversità marine, è la temperatura dell’acqua. Derek Tittenson, studioso dell’Università di Dalhousie, Canada, ha dichiarato che
E’ stato stupefacente scoprire quanto stretto fosse il legame tra la temperatura dell’acqua e la biodiversità, questa relazione suggerisce però che il riscaldamento degli oceani dovuto ai cambiamenti climatici potrebbe cambiare la distribuzione della vita oceanica.
I punti caldi, gli hotpots, sono però anche i luoghi preferiti da un’altra creatura che mette a rischio la vita delle specie marine: l’uomo. Come spiega il ricercatore Camilo Mora, del Center for Marine Biodiversity & Conservation di San Diego,
L’effetto combinato dello sfruttamento dell’uomo e dei cambiamenti climatici stanno minacciando la biodiversità negli oceani. La ricerca offre ulteriori evidenze che limitare il riscaldamento degli oceani e gli altri impatti umani è necessario a preservare queste fonti di biodiversità in futuro.
[Fonte: Ansa]
[Foto: maina20]
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