In questi giorni si parla molto degli accordi di Copenaghen e degli obiettivi ambientali per il 2020. Ma non dimentichiamoci che questo genere di trattative non nasce oggi, ma va avanti da così tanto tempo che già quest’anno si sarebbero dovuti vedere i primi risultati. Forse per una scarsa attenzione all’ambiente, o perché impegnati in altre problematiche, ma pare proprio che, un po’ in tutto il mondo, coloro i quali avrebbero dovuto vigilare affinché questi obiettivi fossero rispettati, hanno fallito nel loro intento. O almeno non completamente.
Nel 2002 infatti un incontro simile a quello che si è tenuto a Copenaghen aveva reso noto al mondo il pericolo di perdita di biodiversità e della deriva ambientale disastrosa che il mondo stava prendendo, e per questo furono decise delle contromisure per quanto riguarda la tutela degli animali a rischio, delle foreste abbattute, la presenza di specie aliene che minacciano l’habitat originale, l’inquinamento, il riscaldamento climatico e altro ancora. Dopo il salto vedremo com’è andata a finire.
Già il fatto che oggi non se ne parla più dovrebbe far capire che i risultati non sono esaltanti. Un gruppo di 45 scienziati ha raccolto i dati e ha pubblicato la relazione su Science. Una relazione per nulla gratificante. Spiegano i ricercatori che
la probabilità che gli obiettivi fissati per il 2010 siano rispettati è molto bassa.
Dalle loro rilevazioni risulta infatti che l’estensione delle barriere coralline dal 1970 ad oggi è diminuita del 40%, le praterie marine del 20%, le foreste in generale del 3%, tra cui quella ce ha pagato il dazio più alto è la foreste di mangrovie che ha perso il 19%, perlopiù perché “sfrattate” dalle colture di palma da olio.
Ma ci sono anche le note positive, che alimentano da un lato la speranza, e dall’altro la frustrazione perché viene così dimostrato che quando la politica interviene e decide di far qualcosa, i risultati arrivano e sono molto positivi. Così la rabbia cresce perché non si capisce come mai non si comportino in questo modo a fronte di tutte le problematiche. Infatti pare che la deforestazione in Amazzonia si sia più che dimezzata, passando da 2,8 milioni di ettari all’anno ad 1,3; le popolazioni di uccelli marini europei e del Nordamerica sono aumentate del 43% e 33 uccelli, 25 mammiferi e 5 anfibi che erano nella lista delle specie in via d’estinzione sono oggi più numerosi, tanto da essere cancellati dalla Lista Rossa.
In questi casi è bastato istituire qualche area protetta e vietare la caccia a questi animali per salvarli dall’estinzione. Scelte per nulla difficili e soprattutto immediate, che hanno portato ad un risultato concreto. La speranza che qualcosa migliori c’è, basta solo volerlo.
Fonte: [Repubblica]
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