L’anidride carbonica emessa in Cina aumenta i livelli di biossido di carbonio ovunque. Polveri e particolato tendono ad avere il loro massimo impatto a livello locale, ma si possono rilevare anche in una rete molto più vasta.
Nuove ricerche effettuate su una massiccia tempesta di polvere nel 2007, iniziata nel deserto del Taklimakan Xinjiang, ha rivelato una nuvola di polvere che ha fatto un insolito viaggio in tutto il mondo, superando gli Stati Uniti, Europa e Asia prima di tornare all’Oceano Pacifico, dove ha depositato alcune delle sue polveri e sostanze minerali in mare.
Tali nubi di polvere massiccia, nel loro viaggio, provocano inquinamento degli ecosistemi distanti. Esse riescono anche ad oscurare il sole, le strade, la visibilità e conciliano gli effetti del cambiamento climatico. Le nubi di polvere della Cina sembrano essere la più grande causa di desertificazione. La Cina, il più grande Paese al mondo, è per quasi un quarto tutto deserto, e il deserto avanza a più di 2.000 km quadrati all’anno.
Nonostante i tentativi di arginare la diffusione della sabbia con i programmi che cercano di ridurre l’impatto sui terreni agricoli, magari costruendo grandi pareti verdi, il deserto continua a diffondersi grazie a pratiche agricole non sostenibili, nonché agli effetti del cambiamento climatico. In un documento pubblicato su Nature Geoscience, gli scienziati hanno descritto il modo in cui hanno utilizzato un satellite della NASA e la modellazione matematica per monitorare e misurare il movimento della nube di polvere, che si è costituita, dopo la tempesta dell’8-9 maggio 2007. I ricercatori, guidati dal dott. Uno, hanno constatato che le nubi di polvere sono state sollevate di 8-10 km al di sopra della superficie della terra, e trasportate per tutta la circonferenza del globo. Ha spiegato Uno alla Reuters che:
Dopo metà cammino, di solito la concentrazione della polvere è molto bassa e non è possibile monitorarla. Questo significa che la vita della polvere è molto lunga, più di due settimane.
Un’operazione simile era stata compiuta alla Columbia University nel 2003 con uno studio che aveva esaminato una nube di polvere dal deserto Taklimakan nel 1990. Lo studio ha riscontrato che la maggior parte dela polvere era arrivata fino in Francia, dopo un viaggio di due settimane. Nel 2007 la nube pesava circa 800.000 tonnellate, misurava circa 3 km e si stagliava fino ad oltre 3.000 km all’orizzontalmente, mantenendo la sua forma e le sue dimensioni, anche dopo un intero viaggio in tutto il mondo.
Questo perché la nube, arrivata sull’altopiano del Tibet fino a 5.000 metri d’altezza, si è scontrata con un flusso d’aria calda che l’ha portato ad avere una propulsione che l’ha reso abbastanza stabile e mettendolo in condizioni di compiere il viaggio, tra gli 8.000 e i 10.000 metri di altezza. Durante il viaggio la polvere si è posata nel Nord-Est del Pacifico a causa di un brusco cambiamento di pressione, ma anche sul medio Atlantico e sui Balcani. Lo scopo dello studio era di valutare l’importanza delle particelle di polveri nella formazione ad alta quota, capace di riflettere la luce del sole, così per fornire un potenziale alleggerimento del riscaldamento globale, come se fosse uno schermo gigante.
Uno degli effetti di questa nube atmosferica è stato quello di mascherare la vera natura del riscaldamento globale del nostro pianeta
ha spiegato uno dei capi del programma ambientale delle Nazioni Unite, Achim Steiner. In alcune località, tuttavia, un aumento di polvere o fuliggine dalle fabbriche o gli incendi boschivi possono danneggiare la coltre di ghiaccio e neve accelerando il disgelo. Secondo alcuni ricercatori, i minerali ricchi di polvere del Taklimakan sono nutrienti per le acque del Pacifico settentrionale; il deposito di ferro nutre il fitoplancton, microscopiche piante marine che sono il primo anello della catena alimentare oceanica.
Fonte: [Treehugger]
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