Tornati sulla terraferma, gli attivisti hanno poi denunciato la nave Diomede II alla capitaneria di porto di Messina.
La norma violata è il “Regolamento Comunitario” (Reg. CE/1239/1998) che impedisce la pesca con derivanti alle specie pelagiche d’altura, come il tonno rosso. Infatti secondo la legge, la Diomede II, registrata nel 2006, avrebbe dovuto agire solo con gli ami (palamiti) o piccole reti fisse, in prossimità della costa.
Ma la cosa più terribile è che lo Stato Italiano, costretto dalla Comunità Europea ad iscrivere questo genere di imbarcazioni in una lista nera che non permette ad esse di ricevere assistenza o sussidi pubblici in nessun porto europeo, continui ad erogare fondi per lo smantellamento di queste attrezzature e la riconversione in attività lecite. Ma ancora peggio è vedere queste reti spadare essere ancora usate da quelle stesse imbarcazioni che avevano ricevuto fondi per eliminarle.
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