Nei giorni scorsi i giornali e i telegiornali italiani hanno titolato a tutta pagina che il nucleare non si fa più in Italia e, mea culpa, anche il sottoscritto ci è cascato. A dir la verità qualche sospetto veniva nel leggere il testo con cui si bloccava il ritorno all’atomo in tempi brevi, ma ora quel sospetto è diventato certezza: siamo nuovamente di fronte all’ennesima truffa del Governo Berlusconi.
La situazione è spiegata perfettamente da una semplice frase pronunciata dal comitato promotore del referendum:
Il piano nucleare del Governo non finisce nel secchio, va solo nel cassetto, pronto a tornare in auge alla prima occasione.
Come dicevamo, il testo recitava:
Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare.
In pratica non diceva che si chiudeva definitivamente con l’atomo, ma che si rimandava la decisione al momento in cui gli scienziati dell’Unione Europea avessero trovato un modo più sicuro di costruire le centrali, abrogando quella legge che avrebbe permesso di posare la prima pietra entro il 2013. In poche parole ciò che è stato fatto è eliminare la legge oggetto del referendum in modo tale che gli italiani non andassero a votare, per poi ripresentarla in una fase successiva a mente fredda. La paura del referendum è evidente, in quanto di mezzo ci sono anche questioni legate al Premier, tanto che i suoi telegiornali (Rai e Mediaset a reti unificate) da due giorni continuano a ripetere
il referendum è inutile.
Ovviamente è una falsità immensa dato che una consultazione della volontà popolare (che in assenza del quesito sul nucleare dovrà rispondere su altri tre) è sempre un esercizio della democrazia. Per fortuna i rappresentanti di Governo non sono tutte queste grandi menti dato che a volte si danno la zappa sui piedi. A farsi un bell’autogol è il ministro Matteoli che ha spiegato che la questione sul nucleare non è un “addio”, ma solo un “arrivederci”.
La Corte di Cassazione deciderà a breve se il quesito referendario salterà oppure no. Allo stato attuale sembra di sì, visto che il testo chiede di abrogare una norma che questa mattina il Senato ha già ufficialmente abrogato, ma la battaglia così si sposterà in Parlamento dove l’Italia dei Valori, che ha promosso il referendum, ha annunciato di voler inserire un emendamento per cancellare definitivamente la legge sul nucleare, e non soltanto rimandarla.
Senza l’abrogazione totale della legge persiste il referendum
spiega Di Pietro, ed anche se la situazione non sembra proprio così, a noi italiani non resta che indignarci perché, ancora una volta, i nostri cari governanti ci hanno preso in giro.
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[Fonti: il Fatto Quotidiano; Corriere della Sera]
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