Per anni abbiamo sentito parlare di nucleare sicuro ed i vari incidenti che si sono susseguiti hanno sempre smentito queste false promesse. Questa volta però qualcosa potrebbe cambiare (dicono) con l’invenzione del nucleare al torio, una procedura di produzione energetica che è simile ma non identico al nucleare che abbiamo conosciuto in questi anni.
Ma come funziona? In sostanza la procedura di produzione energetica nucleare è molto simile a quella che oggi prevede l’utilizzo di uranio o plutonio. La differenza sta nella materia prima, ovvero anziché usare quei combustibili si usa il torio, una sostanza molto più comune in natura e quindi meno costosa, ma soprattutto meno instabile e quindi meno pericolosa.
In questi giorni lo stanno studiando gli ingegneri della Thor Energy in Norvegia, i quali hanno scelto il torio oltre che per la sua abbondanza in natura, anche perché il suo scarto non rimane radioattivo per secoli, come invece avviene con il plutonio, e non contiene materiale fissile che porta ad una reazione nucleare a catena. Da solo il torio non produrrebbe energia, ma mescolato con appena il 10% di ossido di plutonio può dar vita alle famose barre che possono essere utilizzate per produrre energia nelle tradizionali centrali nucleari.
Cosa significa tutto questo e dove sta il vantaggio, vi starete chiedendo. Il principale vantaggio è che non si usa l’uranio che è costoso sia da estrarre che da arricchire. Non è un materiale che si può usare per scopi bellici (come la bomba atomica), utilizza soltanto una piccolissima quantità di plutonio, e soprattutto permette di riciclarlo, evitando di costringere i gestori delle centrali a trovare siti per lo stoccaggio in sicurezza sempre più costosi. In questo modo, dicono i fautori del nucleare al torio, si risolverebbe il problema mondiale dei rifiuti radioattivi, abbassando anche i costi per le centrali. È come una centrale energetica che sfrutta le biomasse per produrre altra energia. Prima di immetterla sul mercato, la Thor Energy ha intenzione di sperimentare per 5 anni questa tecnologia nella sua centrale di Halden. Solo dopo questo periodo, e dopo gli opportuni controlli, si scoprirà se davvero l’invenzione è così sicura e conveniente come dicono.
[Fonte: extremetech]
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