Nucleare, argomento caldo che scotta ogni giorno di nuove crisi, proteste, polemiche, raramente raccoglie consensi e soprattutto non in questo periodo. Abituati a vivere in un mondo post Chernobyl al punto da dimenticarcene a tratti, lo spettro radioattivo di Fukushima, centrale morta vivente, aleggia sulle nostre teste troppo da vicino per ignorarlo anche se non in possesso del sesto senso.
Il Governo italiano non va certo in giro per cimiteri (a Chernobyl son morti quattro gatti randagi d’altronde) e preferisce prendersi una pausa di riflessione dalla rivoluzione energetica fondata sul ritorno all’atomo, inserendo nel decreto Omnibus, approvato ieri con la fiducia dalla Camera, una moratoria che blocca tutto per un anno. Il referendum sul nucleare del 12 e 13 giugno prossimo è dunque in bilico, per la maggioranza è obsoleto perché a bloccare il nucleare ci han pensato già loro, così dicono.
I maligni mormorano che il tema del nucleare porterebbe troppe persone al voto e farebbe raggiungere il quorum anche al quesito che più sta a cuore al premier ovvero il legittimo impedimento (ma cosa vanno mai a pensare?). Ad ogni modo a deciderne le sorti sarà il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, prima chance, e l’ultima parola spetterà alla Cassazione. Mentre noi siamo in pausa di riflessione forzata e tutt’altro che pacifica, il Governo svizzero sì che ha le idee chiare: la popolazione non si fida più dell’atomo dopo Fuskushima e dunque è inutile costruire altre centrali. Entro il 2034 il Paese d’oltralpe ha stabilito di eliminare il nucleare. Stop, si chiude baracca. L’annuncio del taglio netto è arrivato oggi. Nessuna centrale chiuderà prematuramente.
Le centrali nucleari esistenti verranno chiuse alla fine della loro vita operativa e non saranno rimpiazzate da centrali nucleari nuove,
così il Governo ha ascoltato la protesta antinuclearista di oltre 20 mila persone che hanno manifestato nei giorni scorsi.
La Svizzera chiude le centrali, dunque. Stop ai nuovi progetti, lascerà spegnersi quelle già attive, una per una, senza rimpiazzarle con altri impianti. Dettaglio affatto trascurabile: ne possiede cinque e le forniscono ben il 40% del fabbisogno di elettricità. Eppure le chiude. Ma come: erano così redditizie e sicure, saranno mica pazzi questi svizzeri? O i pazzi siamo noi?