E’ allerta nucleare, dopo che la crisi atomica giapponese ha scosso con il terremoto e lo tsunami le fondamenta di una sicurezza dei vecchi impianti poco messa alla prova e troppo sopravvalutata in caso di eventi di una simile portata che, seppur remoti, come abbiamo purtroppo visto, non sono più inimmaginabili.
Riporta oggi il New York Times che la Russia sottoporrà tutti i suoi reattori a degli stress test per mettere alla prova la capacità di resistenza ad eventi sismici più potenti di quelli per cui sono stati progettati.
Sergey Kirienko, direttore generale della State Atomic Energy Corporation (Rosatom) ha offerto agli Stati Uniti la condivisione delle informazioni dei test, nel corso di un incontro con i funzionari del Dipartimento dell’Energia statunitense. Risale allo scorso anno l’accordo di cooperazione nucleare di USA e Stati Uniti.
Gli stress test sugli impianti russi verranno completati nei prossimi mesi, e probabilmente, su proposta dello stesso Kirienko, potrebbe essere la World Association of Nuclear Operators, gruppo industriale con sede a Londra, a coordinare le operazioni per la verifica della sicurezza e a fare da supervisore.
Intanto anche il cancelliere tedesco Angela Merkel, dopo aver espresso delle remore sul futuro nuclearista della Germania, preme affinché su tutti e 143 i reattori nucleari presenti sul suolo dell’Unione, vengano eseguiti gli opportuni controlli.
Negli Stati Uniti, a seguito dell’incidente occorso alla centrale di Fukushima, la Nuclear Regulatory Commission mercoledì ha affermato che i test sui reattori presenti sul suolo americano verranno completati nei prossimi novanta giorni.
Tutti a questo punto si domandano cosa accadrà se, come molti esperti prevedono, i test su uno o più impianti risultassero insoddisfacenti. In quel caso, spiegano sia Kirienko che le autorità statunitensi in materia, verranno adottate misure di compensazione che potranno concretizzarsi nella disattivazione di alcuni reattori e/o nella sostituzione con nuove strutture.
Secondo Kirienko, Cina ed India, a prescindere da Fukushima, non rallenteranno la costruzione di nuovi reattori. Diversa considera invece la situazione di Germania, Italia, Svizzera e Venezuela. Qui l’impatto dell’incidente occorso alla centrale giapponese rallenterà lo sviluppo di nuovi impianti. La Russia, dal canto suo, proseguirà nel suo intento di portare l’energia elettrica da nucleare al 30% entro il 2030, oggi la produzione sul totale si attesta al 16. Dopo Fukushima, a cambiare, sarà la condotta sui vecchi reattori che potrebbero essere sostituiti, ma non la politica energetica che punta sull’atomo. Quella, almeno per ora, in Russia non sembra in discussione.
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[Fonte: New York Times]