Bisogna cominciare affermando che, sia il nucleare che le rinnovabili, sono soluzioni infinitamente migliori dell’attuale dipendenza dal petrolio e dal gas. Entrambe non hanno emissioni, non hanno problemi di importazione e creano posti di lavoro. Ma i benefici comuni finiscono qui.
Oltre agli svantaggi già spiegati in passato sul nucleare, una forma energetica pericolosa, inquinante dal punto di vista delle scorie e soprattutto molto costosa, c’è un punto su cui molti “fans” dell’atomo puntano: creerà occupazione. Una finalità positiva, non c’è che dire, ma di certo non sarà una sua esclusiva.
Oggi Fulvio Conti, amministratore delegato dell’Enel, è tornato all’attacco, affermando che la crisi libica non avrebbe fatto danni in Italia se avessimo avuto il nucleare. Secondo lui infatti siamo troppo dipendenti dalle importazioni di petrolio per la produzione di energia elettrica, e per questo l’Italia deve accelerare l’iter burocratico per avviare una nuova era nucleare. Ha spiegato l’ad che siamo ancora in tempo perché, se entro l’anno prossimo verranno approvate tutte le autorizzazioni e verranno avviati i progetti, primo fra tutti trovare la sede operativa che dovrebbe essere a Roma, entro il 2020 l’Italia avrà una sua prima centrale nucleare.
Una centrale che costerà ben 5 miliardi di euro, e che porterà tremila posti di lavoro. La domanda che sorge spontanea a questo punto è: soltanto 3.000? Guardacaso oggi stesso arriva una replica di Nichi Vendola, probabilmente il presidente di Regione più attento alle rinnovabili in Italia, sulla questione del decreto sulle fonti rinnovabili. In questa sua dichiarazione il leader di Sinistra Ecologia e Libertà denuncia che, di fronte allo spettro del taglio dei finanziamenti, come avevamo già preannunciato nei giorni scorsi, molte banche stanno tagliando i mutui e i prestiti alle aziende. Le cifre non sono ancora note ma sicuramente siamo di gran lunga al di sotto dei 5 miliardi di euro. Ebbene, questa mancanza di finanziamenti farà perdere la bellezza di 40 mila posti di lavoro. E’ sensato perdere 40 mila posti oggi per guadagnarne tremila tra 9 anni?
In pratica con un decimo dei soldi che ci vogliono per il nucleare si creano oltre 13 volte più posti di lavoro. E allora perché si punta tanto sul nucleare? La risposta è semplice: ci sono interessi molto in alto in quanto il ritorno all’atomo, in barba a tutte le preoccupazioni sulla salute generale, farà arricchire i pochi magnati italiani, mentre le rinnovabili sono troppo dispersive e non fanno diventare ricchi, ma fanno al massimo diventare benestanti le centinaia di imprenditori del settore. Se fossimo in un Paese normale, di fronte ad una tale disparità di creazione di posti di lavoro (40.000 contro 3.000), non ci sarebbero dubbi su quale settore favorire. Ma è evidente che il nostro Paese tanto normale non è.
gian_paolo 28 Aprile 2011 il 8:02 pm
Ritengo scandalosi gli incentivi sul fotovoltaico; con 0.40€/KWh + costo commerciale un po’ meno di 9 cent, paghiamo il KWh FV (0.40+0.085)/0.085 = 5.7 volte il prezzo di mercato (circa 1/3 superiore al prezzo di produzione). Se il fotovoltaico arrivasse al 10% dell’energia nazionale, avremmo, con gli attuali incentivi 90% tradizionale + 10% FV quindi 0.9+0.1×5.7 = 1.47 volte il prezzo attuale. Cioè avremmo un aumento del KWh in bolletta quasi del 50% con conseguenze disastrose sull’economia. Per quel che riguarda i posri di lavoro, considerando che il 60% del costo dell’impianto è dovuto alla componentistica (prodotta prevalentemente in Cina) stiamo finanziando, con i soldi del contribuente, posti di lavoro cinesi.
Harriett 1 Marzo 2017 il 3:16 am
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