E siamo a 16. Tante sono le proteste anti-nucleare realizzate in Giappone dal disastro di Fukushima del marzo dello scorso anno. Anche oggi a Tokyo sono scese in strada 170 mila persone che si sono riunite presso il parco di Yoyogi per manifestare ancora una volta la propria opposizione all’energia più pericolosa del mondo. In particolare la rivolta è legata alla decisione del Governo di riaprire alcune centrali che erano state spente per i controlli.
Anche se le emissioni di CO2 erano aumentate e l’energia aveva cominciato a costare di più, i giapponesi erano contenti che un paio di mesi fa tutte le centrali del Paese erano state spente e non ci fosse più il pericolo di un incidente. Quello che è accaduto a Fukushima ha scosso molto il popolo giapponese che non vuole più il ritorno all’atomo, ma nonostante questo grande risultato, appena un mese dopo è stata riattivata la prima centrale dell’epoca post-Fukushima.
La protesta nasce dall’annuncio del Governo di riaprire, se non tutte, buona parte delle centrali prima esistenti in quanto hanno superato i controlli di sicurezza, ma anche la centrale che ha rischiato l’esplosione era considerata sicura ed a prova di terremoto. Ormai le manifestazioni sono diventate una tradizione tanto che le migliaia di persone che scendono in piazza sono state soprannominate “inarrestabili” in quanto ininterrottamente da 4 mesi scendono in piazza una volta a settimana per protestare.
Intanto l’imbarazzo ai vertici del Parlamento cresce, tanto che si sta facendo di tutto per limitare le proteste. Spazi concessi limitati, chiusura di tutte le uscite della metro che portano al luogo di protesta meno che una, e tanti altri piccoli dettagli studiati per far desistere la gente dal protestare. Peccato però che il malcontento continui a crescere e non si fermerà fino a quando il Giappone non uscirà completamente dal nucleare.
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