Già un anno fa, spinto dalla forza emotiva scaturita dall’incidente di Fukushima, il Governo tedesco decise di uscire definitivamente dal nucleare. In molti temevano (e alcuni speravano) che passata la paura della catastrofe tutto si ridimensionasse e che Angela Merkel facesse un passo indietro. Ed invece no, in questi giorni circola in Parlamento il piano di uscita definitiva dal nucleare che costa 32 miliardi da qui al 2022.
A dir la verità il processo è già partito. Attualmente sul territorio nazionale sono presenti 17 centrali. Di queste quasi la metà non hanno superato gli stress test effettuati nei mesi scorsi e perciò rimarranno spente, visto che al momento l’autosufficienza energetica è accertata, come ha stabilito il record di energia solare fatto registrare appena lo scorso weekend.
Ma non ci si ferma qui. La Merkel ha frugato nei cassetti del Parlamento ed ha trovato il piano che i Verdi e la Spd avevano realizzato in tempi non sospetti, prima cioè di Fukushima, per far uscire la Germania dal nucleare. Questo piano prevede investimenti per circa 20 miliardi di euro per realizzare la famosa smart grid, ovvero la griglia energetica nazionale che permette di raggiungere ogni angolo della Germania da una rete alimentata dalle rinnovabili. Il resto dei fondi serviranno per incrementare il parco delle centrali ad energia pulita.
A differenza di molti Paesi, come ad esempio il Giappone, in cui si è minacciato di aprire le centrali a carbone se non si riaprono quelle nucleari, la Germania ha deciso che il 33% del fabbisogno energetico nazionale coperto dal nucleare verrà assorbito dalle rinnovabili, con una piccola parte coperta dal gas. Già oggi sole, vento e le altre fonti pulite coprono più del 30% (con picchi come abbiamo visto fino al 50% in determinate condizioni), ma l’obiettivo è di arrivare entro il 2022, data di spegnimento dell’ultima centrale, con una copertura delle rinnovabili che possa arrivare al 70-80%. Fantascienza, almeno dalle nostre parti, visto che in Italia a quella data già il 30% sarebbe considerato tanto.
[Fonte: Repubblica]
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