Nucleare Italia: infiamma la polemica mentre ci si prepara al referendum, a colpi di slogan, perlopiù incentrati sul fattore sicurezza per cercare di sfruttare l’onda emotiva seguita alle evidenti lacune delle vecchie centrali al verificarsi di violenti terremoti e devastanti tsunami. Una catastrofe naturale, quella che ha messo in ginocchio il Giappone, imprevedibile. Meno naturale è il comportamento della Tepco che, in un Paese a forte rischio sismico, si fa cogliere alla sprovvista, svelando più di una falla nella gestione della centrale di Fukushima.
Sul nucleare in Italia è intervenuto Massimo Donadi, presidente dei deputati dell’Idv, gettando benzina sul fuoco sulla pausa di riflessione voluta dal Governo, peraltro un atto dovuto a livello politico per via dell’impatto sul consenso popolare. Per Donadi, prendere tempo è un meschino stratagemma per scavallare il referendum.
Gli altri Paesi si possono permettere una pausa di riflessione, visto che il nucleare lo hanno scelto e stanno ora valutando di abbandonarlo. L’Italia no, perché il nostro Paese sta scegliendo ora, controcorrente e fuori tempo massimo, se adottare o meno il nucleare.
Donadi prosegue spiegando che non c’è spazio per quelle che definisce furbe pause di riflessione e suggerisce piuttosto al Governo di abbandonare questo
piano scellerato e fare per una volta una scelta coraggiosa adottando la linea della Germania, che ha deciso di produrre l’80 per cento dell’energia da eolico e fotovoltaico.
Quello tra il nucleare e l’Italia, diciamolo, è un rapporto logoro che si trascina stancamente da tempo. Il divorzio del 1987 ci ha lasciato solo debiti ed un’eredità pesante. La scintilla, d’altra parte, non è mai scoccata e anche l’ipotesi di un matrimonio d’interesse fa acqua da tutte le parti. Tremonti stesso ci ha ricordato che se si aggiungono i costi di dismissione delle centrali, la dote dell’atomo è tutt’altro che conveniente per il bilancio dello Stato.
E poi non c’è veramente la volontà di tornare insieme, non basterebbero i migliori terapisti di coppia. Le centrali si faranno ma solo nelle Regioni che le vogliono, senza mettere in campo l’esercito. Ma improvvisamente, o le Regioni non hanno le caratteristiche, oppure sono diventate tutte magicamente autosufficienti. Tutte, da destra a sinistra: “No, grazie, sto a posto così”, escludendo la candidatura della Campania che fa davvero ridere anche il semplice pensiero di poterla prendere seriamente in considerazione.
Insomma, un matrimonio per cui hanno spedito in tutta Italia le partecipazioni ma sono tutti impegnati altrove quel giorno. La percentuale di coppie che tornano insieme dopo una pausa di riflessione, d’altra parte, non è molto alta… Vuoi che dietro quel prendiamoci una pausa di riflessione non ci sia la vecchia scusa per mettere fine ad un rapporto che non sta più in piedi e mai lo è stato?
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