E’ in corso in aula alla Camera il voto di fiducia del governo sul decreto Omnibus, decreto che tra gli altri provvedimenti contiene anche quello sulla moratoria per il nucleare in Italia. A seguito del disastro della centrale di Fukushima e soprattutto della diminuzione del consenso pubblico, la maggioranza di governo era stata costretta a fare dietro front sul ritorno al nucleare e quindi oggi il governo chiede la fiducia per evitare il referendum previsto per il 12 e 13 giugno. Finora la maggioranza di “No” dei parlamentari boccia la fiducia, tra commenti e polemiche verso l’attuale maggioranza di governo.
Sul nucleare il governo fa una clamorosa marcia indietro, quando fino a tre mesi fa quella fonte energetica era la base per lo sviluppo indicata dall’esecutivo. Mi auguro che nonostante il decreto il referendum si tenga comunque, il governo non ha un piano energetico e quindi di non avere un progetto di sviluppo
ha commentato in aula Paolo Baretta del Pd.
Anche l’Unione di Centro si schiera a favore del no, come spiega Marco Calgaro
Il governo vuole impedire il referendum sul nucleare solo per impedire che il quesito sul legittimo impedimento raggiunga il quorum. La questione di fiducia ha impedito una seria riflessione sullo sviluppo del nucleare continuando lo svilimento del Parlamento. Anche per questo voteremo no.
Per Antonio Di Pietro, Idv
Oggi si è raggiunto il più alto grado di vergogna per il nostro Parlamento. Perché mentre di sta discutendo la fiducia posta dal governo sulla questione nucleare e mentre i rappresentanti dei gruppi parlamentari si stanno esprimendo sul voto di fiducia sugli scranni del governo non c’è nessuno.
Anche il WWF ha mandato un comunicato stampa sul voto di fiducia
Porre il voto di fiducia sul decreto legge omnibus che contiene lo scippo del referendum sul ritorno del nucleare in Italia, su cui il governo non fa alcun passo indietro, è il tentativo disperato di impedire un confronto approfondito sul futuro energetico dell’Italia in Parlamento e nel Paese. A questa forzatura, si aggiunge inoltre l’oscuramento da parte dei media, tranne qualche rara eccezione. Un’omertà favorita, prima con l’approvazione con un mese di ritardo del regolamento per la Rai, poi con la costrizione dell’informazione sui referendum in fasce d’ascolto a dir poco irrisorie.
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[Fonte: L’Unità]
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