Se si pronunciano le parole “incidente nucleare” il primo episodio che ci viene in mente è quello di Chernobyl, anno 1986. Il secondo episodio che ci viene in mente è Fukushima, anno 2011. Venticinque tra uno e l’altro. Due eccezioni? No, la regola, almeno secondo i ricercatori del Max Planck Institute, in Germania, che hanno calcolato come le probabilità che incidenti nucleari di una certa rilevanza possano accadere sono talmente elevate che non ci sarebbe da meravigliarsi se ne capita uno ogni 10-20 anni.
Lo studio si è basato su un semplice calcolo matematico che tiene conto delle ore di funzionamento di un reattore nucleare. Visto che oggi ci sono molti più reattori che in passato (attualmente ce ne sono 440 più altri 60 progettati), anche le probabilità che avvenga un malfunzionamento, con annesso disastro, sono molto elevate, anche 200 volte più che in passato. La media di rischio europeo è di un disastro ogni 50 anni.
Ma forse gli scienziati ci sono andati anche cauti. Infatti il calcolo, come detto, è matematico (numero di ore di lavoro diviso per il numero di incidenti del passato). Ma questo calcolo non ha tenuto conto dell’obsolescenza di tali impianti. Infatti si dovrebbe inserire una variabile che è quella dell’età perché è normale che un impianto di 30-40 anni fa è più a rischio di uno nuovo. E considerando che specialmente in Europa gli impianti vecchi sono più dei nuovi, probabilmente un incidente ogni 50 anni è una previsione ottimistica.
La pericolosità degli impianti nucleari è anche dovuta al fatto che sprigionano particelle altamente cancerogene come il cesio radioattivo, come è capitato a Fukushima. Calcolando i flussi delle correnti e le condizioni metereologiche, i ricercatori hanno stabilito che in caso di incidente il 25% del cesio radioattivo sprigionato può raggiungere i 2 mila chilometri di distanza, con il 50% che si deposita entro mille chilometri. Ciò significa che in caso di disastro nucleare tutto ciò che c’è nel raggio di duemila chilometri dalla centrale è a rischio. E se parliamo dell’Europa che è ad alta densità abitativa, è facile immaginare le conseguenze.
L’uscita della Germania dal programma di energia nucleare ridurrà il rischio di contaminazione radioattiva nazionale. Tuttavia, una riduzione ancora più forte risulterebbe se i vicini della Germania decidessero di spegnere i reattori
ha concluso Jos Lelieveld, uno degli autori dello studio.
[Fonte: Sciencedaily]
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