I controlli del governo cinese ai 13 reattori nucleari dopo il disastro ambientale di Fukushima sono terminati. I risultati, come si legge nel comunicato diramanto dal ministero dell’Ambiente, sono soddisfacenti. Ora, come ha aggiunto il viceministro Li Ganjie, si attendono i risultati dei controlli sui 28 reattori in costruzione che verranno completati entro il prossimo mese di ottobre.
Non c’è marcia indietro dopo Fukushima, come ha dichiarato il ministro Li all’alto funzionario americano Peter Lyons del Dipartimento per l’energia degli Stati Uniti
Gli effetti sono stati profondi e ci hanno impartito un’importante lezione.
Il disastro nucleare della centrale di Fukushima sembra non arrestare la corsa al nucleare della Cina che per il 2020 ha come obiettivo l’entrata in funzione di oltre 100 reattori nucleari. Il governo cinese è convinto che la crescente domanda energetica della Cina può essere soddisfatta solo mediante l’energia nucleare, per questo il Paese del Sol Levante si appresta a riconvertire le centrali a carbone con l’energia atomica. I danni provocati alla centrale di Fukushima hanno però determinato il blocco dei lavori di costruzione di 9 nuove centrali nucleari che, dopo il disastro dei mesi scorsi, sono ferme in attesa dei controlli.
Nel frattempo le notizie pervenute dalla Tepco, la società che gestisce l’impianto giapponese, continuano a non essere delle più rassicuranti. Campioni prelevati nelle falde acquifere limitrofe all’impianto e ai reattori 1 e 2 presentano elevate quantità di stronzio, superiori ai limiti consentiti di ben 240 volte . L’elemento chimico, appartenente al gruppo dei metalli alcalino-terrosi, è pericoloso per la salute perché tende a sostituirsi al calcio delle ossa e, con il passare del tempo a causa della sua radioattività, può provocare l’insorgere di forme tumorali. A quanto riferisce l’agenzia giapponese, la presenza di stronzio nelle falde acquifere, potrebbe avere come causa una fuga di materiale radioattivo.
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