Mentre vi scriviamo è in atto il processo di spegnimento dell’ultimo reattore nucleare giapponese. Dopo 42 anni il Paese nipponico vivrà i suoi primi minuti senza nemmeno un watt prodotto da una centrale atomica. Come vi riportavamo ieri, nonostante l’evento storico che senza dubbio è un punto importante in favore degli ambientalisti, la politica si sta già muovendo per fare in modo che almeno una delle altre 53 centrali spente nei mesi scorsi sia riattivata. Ma tale processo sembra più facile a dirsi che a farsi.
La legge giapponese prevede che per l’attivazione di una centrale nucleare, anche se già esistente, ci sia l’accordo tra authority sulla sicurezza nucleare, comuni e prefetture. E a quanto pare proprio i comuni potrebbero creare qualche ostacolo visto che sono governati dai sindaci. E i sindaci sono eletti dai cittadini che non vogliono il ritorno al nucleare. In seguito allo spegnimento della centrale Tomori, sull’isola di Hokkaido, migliaia di persone sono scese per le strade di Tokyo per chiedere di non riattivare nessuna centrale. La paura è tanta e le rinnovabili sono viste come un’alternativa più sicura.
Finora ancora non è arrivato l’ok alla riattivazione da nessuna delle prefetture che hanno al loro interno una centrale, e secondo quanto lasciano trapelare oggi le autorità, c’è la possibilità che questo consenso non arrivi mai. L’esame di maturità, se così possiamo definirlo, avverrà a breve, la prossima estate. I giapponesi, che sono notoriamente uno dei popoli maggiormente dipendenti dai condizionatori d’aria, accenderanno come sempre i loro macchinari per combattere la calura estiva. Se non ci saranno black-out e la fornitura energetica verrà garantita dal mix di rinnovabili, fossili ed energia importata, c’è la possibilità che le centrali nucleari non vengano più riattivate.
Anche se tutti i reattori sono spenti, in Giappone non ci sono problemi di produzione elettrica. Il picco di domanda estivo può essere gestito aumentando l’efficienza e con un’oculata gestione della produzione e del risparmio energetico
ha spiegato Junichi Sato, direttore esecutivo di Greenpeace Giappone, presentando un rapporto che dimostra come il Paese possa uscire indenne dal nucleare, riducendo al contempo le proprie emissioni al 2020, contrariamente a quanto affermato dai vertici governativi nei giorni scorsi che avevano minacciato di ricorrere al carbone se non fossero state riattivate le centrali.
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