La riunione straordinaria del Consiglio europeo dell’energia di lunedì scorso, tenuta a Bruxelles, ha deciso che l’Europa deve capire quanto sono sicure le sue centrali nucleari. La valutazione è stata denominata “stress test” perché simulerà eventi casuali stressanti, per vedere il grado di resistenza delle centrali di fronte ad una serie di fattori, come ad esempio l’attività sismica, le inondazioni, e la perdita di potenza dei reattori, ma si prenderanno in considerazione anche altre eventualità non naturali come disastri aerei o attacchi informatici.
Un’iniziativa importante, ma non sufficiente secondo molti gruppi ambientalisti, anche perché, secondo le prime indiscrezioni come quelle provenienti dal Ministro per lo Sviluppo dell’Ungheria, pare che i risultati non saranno pronti prima della fine dell’anno.
L’Europa dovrebbe rendersi conto che non ci vuole un forte terremoto per causare un raffreddamento connesso alla crisi nucleare. Circa la metà dei reattori in Europa destano particolare preoccupazione. Resta da vedere se lo stress test di cui si parla per le centrali nucleari sarà più una foglia di fico che una simulazione concreta
ha tuonato Jan Haverkamp, consigliere sulla politica nucleare di Greenpeace UE. Il gruppo ha dichiarato che qualsiasi valutazione dovrebbe essere “obbligatoria, trasparente, indipendente e andare al di là dei test di sicurezza vigenti”, e dovrebbe anche portare alla rapida chiusura degli impianti che non superano questo test. Ed in effetti il problema è proprio qui: se una centrale non dovesse superare l’esame, cosa succederebbe? Nemmeno i rappresentanti dei Verdi dei vari Stati sono convinti di questa mossa:
Gli stress test sui reattori nucleari potrebbero essere un passo importante in questa fase del nucleare, ma solo se saranno basati su criteri di robustezza e, soprattutto, effettuati da esperti indipendenti [in quanto] l’industria nucleare avrà un ruolo cruciale nella definizione dei criteri, e questo solleva seri interrogativi sull’intero processo
ha spiegato Rebecca Harms, co-presidente dei deputati Verdi del Parlamento europeo. Attualmente l’Unione Europea è divisa in due sul nucleare. Ci sono 14 Stati che hanno almeno una centrale e 13 che non ce l’hanno. E nonostante ci siano Paesi, come la Germania, che stanno gradualmente accantonando l’atomo, ce ne sono altri, come Italia e Polonia, che lo stanno prendendo in considerazione per il futuro. I ministri dell’energia dell’UE valuteranno quali progressi sono stati compiuti quando si incontreranno di nuovo a giugno.
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[Fonte: BBC]
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