Ora è ufficiale, il referendum anti-nucleare non conta più nulla, la forma energetica più pericolosa in assoluto torna in Italia dalla “porta di servizio”, in silenzio, come un ladro che si intrufola in un appartamento. Appare così l’azione del Governo che con un decreto del 24 giugno, denominato “sblocca-reti”, e convertito in legge solo pochi giorni fa mentre gli italiani erano in vacanza, rende possibile il ritorno del nucleare in Italia.
La battaglia politica viene vinta a colpi di maggioranza, e così senza gli squilli di tromba dei giornali e dei tg, il nucleare torna una scelta energetica possibile, senza aver prima consultato i cittadini. Ma cosa prevede questa nuova legge? Il ritorno al nucleare sarà gestito direttamente dal GSE tramite l’Acquirente Unico S.p.A., una società nata apposta per questa funzione, in collaborazione con l’Agenzia nazionale per il nucleare, che collaborerà con il Ministero dello Sviluppo Economico, al cui vertice ci potrà essere una personalità “staccata” dalla politica. Cade così l’opportunità per il senatore Umberto Veronesi di guidare l’agenzia, anche se lui stesso ha ammesso di essere disponibile a lasciare la sua carica pubblica per occuparsi del nucleare.
La scelta avviene, secondo quanto dicono dal Governo, per sottostare alle indicazioni dell’Unione Europea secondo cui entro il 2030 il 50% dell’energia prodotta da ogni singolo Paese dovrà provenire da fonti pulite. E così, spiega l’on. Simona Vicari (Pdl), l’obiettivo sarà raggiunto per la metà da rinnovabili e per metà dal nucleare. Una scelta davvero opinabile, dato che entro il 2030 sarà già tanto che siano in attività una o due centrali, che di certo non riusciranno a coprire nemmeno una frazione del 25% del fabbisogno energetico nazionale.
Il provvedimento è una scelta sbagliata invece, secondo il Pd, che per bocca del senatore Filippo Bubbico denuncia in primo luogo che attualmente al Ministero dello Sviluppo Economico non c’è nessun Ministro, e quindi è un controsenso far gestire un progetto così importante e delicato ad un Ministero vuoto, e poi
A dimostrazione della confusione che regna a livello governativo su questi temi, c’è stato lo scioglimento, tramite manovra finanziaria, dell’Ipi (Istituto per la Promozione Industriale, ndr), salvo poi accorgersi che, grazie a questo, l’Italia avrebbe perso dei fondi comunitari. Il tentativo di trasferire ora le funzioni dell’Ipi a Invitalia è la dimostrazione di un pasticcio evidente che non può passare sotto silenzio. Speriamo che ora non venga fatta altrettanta confusione con l’Enea e vengano ad esso preservate le sue funzioni in campo energetico.
Ma ora chi glielo dice agli italiani che la loro opinione non conta più nulla? Finché non se ne accorgeranno da soli, non lo farà nessuno.
Fonte: [Ansa]
Nexso 6 Agosto 2010 il 4:43 pm
E’ sempre peggio di come uno pensa…
io 9 Agosto 2010 il 11:22 pm
a proposito delle prime righe di questo articolo: il referendum non implicava la chisusura delle centrali nucleari nè la costruzione di nuove. Andate a rileggervi i quesiti!
Marco Mancini 10 Agosto 2010 il 12:27 am
questo è il quesito numero 1:
“Volete che venga abrogata la norma che consente al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di decidere sulla localizzazione delle centrali nel caso in cui gli enti locali non decidono entro tempi stabiliti?”
che tradotto significa che si abroga il diritto da parte dello Stato di costruire centrali nucleari se il Comune si oppone (il contrario di quello che vuol fare questo Governo, e dunque andando contro al primo quesito).
quesito numero 2:
“Volete che venga abrogato il compenso ai comuni che ospitano centrali nucleari o a carbone?”
tradotto significa che non si danno agevolazioni o soldi liquidi ai comuni per far costruire le centrali nucleari, ed anche questo è esattamente quello che vuol fare il Governo, andando anche qui contro il secondo quesito.
Il terzo riguarda il nucleare all’estero, e per il nostro ambito serve a poco. Dunque, se questo andazzo del Governo in costante contrasto con i quesiti del referendum non significa che, come scritto nella prima riga, il referendum anti-nucleare non conta più nulla, che cosa significa?