Nel lontano 2003, un gruppo interdisciplinare dell’MIT ha deciso di studiare il futuro delle centrali nucleari a causa della convinzione che questa tecnologia sia un’opzione importante per gli Stati Uniti e il resto del mondo per soddisfare le future necessità di energia senza emissioni di anidride carbonica e altri inquinanti atmosferici. Lo studio è stato aggiornato nel 2009, ed esso rinnova la precedente conclusione che “se adottata dal governo, l’energia nucleare può dare un vantaggio in termini di crediti sull’emissione di carbonio”.
Questa è una buona notizia per le centrali nucleari. Significa che l’industria nucleare potrebbe beneficiare, a lungo termine, di aiuti governativi se dovesse essere attuata a livello mondiale la politica del Cap & Trade, cioè la limitazione alle emissioni. Ma c’è anche una cattiva notizia.
La relazione del 2003 aveva rilevato che:
Nel mercato liberalizzato, l’energia nucleare non è oggi competitiva con i costi del carbone e del gas naturale. Il costo stimato della costruzione di una centrale nucleare è aumentato ad un tasso del 15% l’anno con il tasso attuale, a cui si va aggiungendo il rallentamento della crescita economica.
Questo dato si basa sul costo effettivo che si è visto di recente in Giappone e Corea, e sulle previsioni relative al costo dei nuovi impianti previsti per gli Stati Uniti, Finlandia e, perché no, anche per l’Italia. I costi degli investimenti sia per il carbone che per il gas naturale sono aumentati, anche se non così tanto. Il picco del costo del gas naturale e del carbone appartiene al passato.
Sapendo che i costi per la costruzione di centrali nucleari molto difficilmente scenderà, come fare fronte alla domanda di energia elettrica destinata ad aumentare? La relazione dell’MIT indica due strade. La prima riguarda sempre il famoso Cap and Trade con un regime relativamente “basso”, il quale favorisce la competitività delle attuali fonti energetiche. Se così fosse, ci sarebbe un grosso investimento sui combustibili fossili, i quali continueranno ad inquinare ma saranno convenienti economicamente più o meno allo stesso livello tra nucleare, gas e carbone.
Oppure, presupponendo che parta l’era del nucleare, le tante nuove centrali che verranno costruite nel mondo non saranno necessariamente alternative all’eolico, solare, ma anche al carbone e al gas. Se così fosse, il regime Cap and Trade sarebbe più rigoroso, e a lungo andare bisognerà necessariamente fare una scelta tra rinnovabili e fossili, con un evidente vantaggio dell’energia pulita.
Rafforzare la seconda strategia è la migliore scelta per gli ecologisti. Anche per coloro che si oppongono alla costruzione di altre centrali nucleari. A questo punto la scelta ricadrebbe, per il Governo, verso il nucleare, e per i privati verso le rinnovabili. In questa prospettiva, quale delle due fonti di energia pensate possa sopravvivere nel futuro?
Fonte: [Treehugger]