Sul ritorno al nucleare i conti non tornano
le parole del presidente della Fondazione per lo sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi, sono tutt’altro che sibilline. Il messaggio è chiaro e più che comprensibile.
Le parole profetiche pronunciate la settimana scorsa dal presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, se in un primo momento sono passate inosservate, ora tornano alla ribalta, confermate da studi e indagini di mercato. Ma in concreto, quanto graverà sulle nostre bollette il ritorno al nucleare?
Il nucleare è stato oggetto di molti articoli ultimamente: dallo scontro tra Veronesi e Greenpeace sulla sicurezza nucleare, al rifiuto della Lombardia per l’apertura di una centrale nucleare nella regione, oggi la notizia riguarda ancora più da vicino gli italiani e in particolare…le loro tasche.
Uno studio compiuto dall’ex-ministro dell’Ambiente Edo Ronchi ha dimostrato che il ritorno al nucleare graverà sui costi dei consumi domestici di energia. A conti fatti, l’elettricità prodotta dalle centrali nucleari avrà un costo di 72,8 euro a Megawattora, esattamente il 16% in più di quanto costa l’elettricità proveniente da centrali a gas, 61 euro/MWh; e il 21% in più di quella prodotta da centrali a carbone, che ha un costo di 57,5 euro/MWh. Da questo si evince, come spiega l’ex-ministro Ronchi che
Il nucleare sarà quindi significativamente più costoso e non regge la concorrenza né delle centrali a gas, né di quelle a carbone. Su questo tema serve più trasparenza.
L’indagine ha preso in esame gli studi più recenti compiuti nel settore dalle principali agenzie europee e internazionali, e pubblicati sul periodico Gazzetta Ambiente. Nella relazione Ronchi si legge che nel nostro Paese l’energia nucleare avrà un costo ancora più elevato perché partiamo da zero, il che significa: costruire centrali, importare reattori che non si producono sul suolo italiano, e inoltre far fronte alle opposizioni locali. Inoltre il ritorno al nucleare, conclude l’ex-ministro
Non compenserà il gap economico che tra dieci-venti anni vi sarà tra il nucleare, peraltro di difficile realizzazione in Italia, e le altri fonti di energia. E il programma nucleare italiano, con i suoi 100 terawattora (TWh) e 13.000 MW di nuove centrali entro il 2030, non può semplicemente essere aggiunto all’esistente. La crisi economica e le politiche di risparmio e di efficienza energetica stanno configurando una futura crescita moderata dei consumi elettrici.
[Fonti: Ansa; Il secolo XIX]
[Foto: tonyserve.wordpress]
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