Se parlassimo di calcio, diremmo che la partita è sull’1-1. Dopo la bocciatura della Corte Costituzionale che aveva respinto i ricorsi di Puglia, Campania e Basilicata che non volevano le centrali nucleari sul proprio territorio, il “pareggio” è stato ottenuto ieri quando, sempre la Corte Costituzionale, ha dichiarato illegittimo l’articolo 4 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31 denominato “Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell’esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi”.
Il ricorso, presentato sempre dalla Puglia, insieme a Toscana ed Emilia Romagna, è stato stavolta accolto in quanto si afferma che le Regioni devono obbligatoriamente esprimere il proprio parere sulla costruzione delle centrali nucleari, in pratica bocciando l’iniziativa del Governo che si era detto disponibile persino a mettere in campo l’esercito pur di garantire la loro costruzione anche di fronte alle proteste dei cittadini.
Sulla motivazione della Consulta si legge:
[si ravvisa illegittimità] nella parte in cui non prevede che la Regione interessata, anteriormente all’intesa con la Conferenza unificata, esprima il proprio parere in ordine al rilascio dell’autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio degli impianti nucleari.
Tradotto significa che prima di avviare i progetti in una Regione, il Governo debba chiedere l’autorizzazione alla Regione stessa, la quale molto probabilmente (e democraticamente) passerebbe la palla ai cittadini chiamati in un referendum. Ed è proprio qui il cuore della questione. Se le leggi varate oggi per il ritorno al nucleare vanno in contrasto con ciò che 25 anni fa gli italiani decisero tramite referendum, allora l’unico mezzo per poter modificare la legge è esattamente un’altra consultazione popolare. Spiega il presidente della Consulta Ugo De Siervo:
la Regione interessata deve essere adeguatamente coinvolta nel procedimento.
Parole che fanno esultare gli ambientalisti convinti che il popolo dirà di no. Secondo il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza infatti, le centrali nucleari sono molto inquinanti (non in termini di CO2 evidentemente) e sono molto discutibili in termini di sicurezza. In ogni caso l’Italia dei Valori si era già portata avanti con il lavoro, ed aveva chiesto (ed ottenuto) l’organizzazione di un nuovo referendum che si terrà la prossima primavera in cui tutti gli italiani, anche quelli delle Regioni “escluse”, saranno chiamati a pronunciarsi sul ritorno al nucleare.
Seth 1 Marzo 2017 il 2:36 am
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