Uno dei (tanti) problemi di gestione dei rifiuti nucleari è che i sottoprodotti più pericolosi vengono spesso mescolati con i rifiuti a basso rischio, e diventano così molto complessi da separare. Ma i ricercatori della Northwestern University e dell’Argonne National Laboratory hanno scoperto che una comune alga d’acqua dolce è in grado di rimuovere lo stronzio-90 dall’acqua e concentrarlo in dei cristalli solidi di bario-stronzio-solfato. La natura ci mostra la via, abbiamo solo bisogno di seguirla.
Lo stronzio 90 ha una emivita (periodo in cui si dimezza la sua radioattività) di circa 30 anni, è chimicamente molto simile al calcio e quindi viene facilmente assorbito dalle ossa. Il rischio è che accumulare stronzio 90 in un corpo umano, attraverso la contaminazione proveniente dal cibo o dall’acqua, possa favorire i tumori in seguito ad esposizioni molto elevate prolungate per molti anni, come avviene ad esempio in presenza dello smaltimento non corretto dei rifiuti delle centrali nucleari.
Un organismo unicellulare a forma di mezzaluna, studiato dal dott. Joester e i suoi colleghi, fornisce naturalmente i biominerali che comprendono lo stronzio non radioattivo, in modo da differenziare lo stronzio dal calcio, un evento raro. I ricercatori vogliono saperne di più su questa selettività, perché il calcio è presente in abbondanza in quantità maggiori rispetto allo stronzio nei rifiuti nucleari, ma è ovviamente innocuo. Concentrando lo stronzio radioattivo (Sr-90) in forma di cristalli solidi con solubilità molto bassa, i rifiuti pericolosi di alto livello potrebbero essere isolati dal resto e trattati separatamente.
Le alghe potrebbero essere utilizzate per il biorisanamento, o il meccanismo utilizzato dalle alghe potrebbe essere isolato e migliorato separatamente per progettare un processo ancora più selettivo. Questo è un buon esempio di apprendimento dai processi naturali progettati dall’evoluzione per tentativi ed errori nel corso di milioni di anni, e per questo molto più efficaci dei tentativi che si stanno effettuando, piuttosto alla cieca, in questi giorni.
Questo metodo infatti potrebbe essere utile anche in Giappone per la decontaminazione della centrale nucleare di Fukushima. Lì ancora non si sa come riuscire a rendere innocua la centrale e l’ambiente intorno ad essa, e chissà che queste alghe non possano, un giorno, essere prese in considerazione.
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[Fonte: Treehugger]