Un intero ecosistema distrutto. E’ questo il risultato di decenni di sfruttamento eccessivo fatto senza un minimo di cautela per la gente del posto e per l’ambiente, ed ora è arrivato il momento di pagarne il conto: un miliardo di dollari. Questa la cifra stabilita dall’ONU che il Governo del Niger e le compagnie petrolifere, in particolar modo la Shell, dovranno pagare per tentare di recuperare ciò che per anni hanno distrutto.
Non si parla solo degli incidenti, tantissimi, che quasi ogni mese vedevano fuoriuscite di petrolio che letteralmente “uccidevano” mangrovie e pesci, ma anche delle normali pratiche di produzione effettuate senza nemmeno un minimo di accortezza. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha calcolato che l’acqua che le popolazioni locali bevevano era contaminata da idrocarburi e benzene, fino a livelli di 900 volte superiori alla norma di sicurezza. Si tratta di sostanze cancerogene che facevano ammalare gli abitanti dell’area che, negli ultimi 50 anni, sono diminuiti sempre più. E non perché tentavano la fortuna all’estero. Per non parlare dell’inquinamento dell’aria e degli incendi.
L’impatto del petrolio sulla vegetazione di mangrovie è stato disastroso, ha lasciato le piante prive di foglie e steli, con radici rivestite da uno strato di sostanze bituminose spesso anche un centimetro o più
si legge sul “verbale” della multa che l’ONU ha presentato al Governo locale. Secondo i responsabili del programma ambientale Unep, ci vorranno dai 25 ai 30 anni per ripulire l’area, sempre se le aziende petrolifere decidessero di abbandonarla (eventualità molto difficile), ma in ogni caso nessun risarcimento potrebbe ridare la vita e la salute alle migliaia di vittime di quest’inciviltà.
Il Governo del Niger è stato multato perché le sue regole sulle trivellazioni sono troppo “morbide”, in pratica permetteva alle compagnie di fare ciò che volevano; le compagnie invece sono state multate perché i controlli non sono stati adeguati e le misure di sicurezza praticamente assenti. La Shell intanto si è ritirata dalla zona del Delta del Niger, ma lo faranno anche le altre compagnie?