L’inquinamento degli oceani è dovuto ad una grande serie di fattori che si sta tentando di risolvere. Tra questi c’è anche la gran quantità di idrocarburi bruciati dalle navi. Più è grande una nave e più inquina. Almeno fino ad oggi. Tra le varie idee per ridurre l’inquinamento che circolano da tempo oggi se ne inserisce una piuttosto curiosa: ritornare alla vela. Ovviamente non parliamo di fare passi indietro di diversi secoli e sostituire le navi cargo ipertecnologiche con degli antiquati galeoni, ma semplicemente di coadiuvare il motore moderno con delle vele antiche.
L’idea è comunque molto “ecologista”. In mare aperto infatti il vento può spingere la nave grazie all’azione di vele ipertecnologiche realizzate in alluminio e plastica, permettendo così di spegnere il motore o di tenerlo a regime minimo, arrivando a ridurre dal 10 al 35% le emissioni da combustibile. L’idea sembra piacere talmente tanto che sono diversi i tentativi di metterla in atto. Un modello è stato realizzato dall’Università di Tokyo e prevede la presenza di 9 alberi su una nave mercantile; un altro realizzato in Irlanda del Nord prevede tre alberi con vela su una nave lunga 100 metri. Inoltre, per ridurre le emissioni, il motore è alimentato a biogas.
Ma diciamo la verità, la spinta definitiva verso questa tecnologia così stravagante non è esclusivamente ambientalista. Se infatti da tempo si parla di ridurre le emissioni in mare, ad attuare il passaggio dalla teoria alla pratica è stato l’innalzamento spropositato dei costi del carburante che secondo il New York Times è sestuplicato rispetto a dieci anni fa. Inoltre, per rispettare l’ambiente, si sta realizzando anche un carburante cosiddetto “verde” che inquina molto meno di quello tradizionale, ma costa il 60% in più di quello tradizionale. Una soluzione che non piace agli armatori che così potrebbero preferire attaccare una vela piuttosto che svenarsi per la benzina.
[Fonte: Corriere della Sera]
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