La Calabria è stanca di aspettare, e per questo ieri è scesa in piazza, in diverse località della regione, per protestare contro l’immobilità del Governo italiano. Le cosiddette “navi dei veleni“, conosciute anche come “navi a perdere“, affondate dolosamente dalla mafia negli anni ’80, sono state scoperte mesi fa, ma dopo averne dato notizia, la vicenda è stata immediatamente messa a tacere.
Probabilmente per una questione di costi (troppo oneroso trovare ed eliminare le navi che inquinano la costa calabrese) o solo perché le priorità al momento sono altre, fatto sta che la popolazione di una delle regioni che più di tutte vive di turismo, si ritrova con la consapevolezza che la propria acqua è inquinata da scorie radioattive e non solo, ma nessuno le viene a togliere da lì.
Per protestare contro questo scandalo ieri Legambiente e WWF hanno organizzato diverse manifestazioni contro l’immobilità del Governo, a cui hanno partecipato giovani e anziani, studenti e lavoratori, politici locali e regionali, ed anche una delegazione dell’Italia dei Valori che, al fianco di qualche esponente del Partito Democratico, ha ammesso che questo scempio non è accettabile, e denuncia, come dice lo stesso Antonio Di Pietro, una “legalità violentata”.
Gli striscioni esposti dai balconi e sulle strade parlano chiaro: “basta veleni, riprendiamoci la vita”; “no a Calabria pattumiera”; “vogliamo una Calabria pulita”. Questi solo alcuni degli ammonimenti di una popolazione che non ce la fa più a subire questi soprusi di una politica che pensa a costruire il Ponte sullo Stretto, ma si dimentica che nelle due regioni che sta collegando, i problemi seri sono ben altri.
In tutto questo, la voce del Governo si è fatta sentire. A parlare è stata la prima persona ad essere chiamata in causa, e cioè quel Ministro dell’Ambiente che avrebbe dovuto fare la voce grossa in Parlamento ed anche minacciare di dimettersi se questo disastro ambientale non fosse risolto. Ed invece Stefania Prestigiacomo non ha trovato niente di meglio da fare che prendersela con i pochi esponenti dell’opposizione presenti alla manifestazione, ed urlare come al solito al complotto contro il Governo:
Siamo davanti ad una situazione complessa, con ipotesi di inquinamento sulla terraferma e un relitto non ancora identificato, ad oltre 400 metri di profondità, che si teme possa contenere rifiuti inquinanti o radioattivi e che è al centro di una inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Credo che dinanzi ad una realtà di tale problematicità la politica debba mostrare responsabilità e capacità di intervento. Nell’ultimo mese c’è stato chi ha lavorato per innescare un clima di paura e di protesta, chi si è esercitato nel fare l’amministratore di lotta e di governo, trattando al mattino col Governo e condividendo le scelte adottate, e correndo un minuto dopo a dichiarare, mentendo scientemente, che il Governo non fa niente, organizzando manifestazioni e spedizioni, seminando terrore e furore nel tentativo di lucrare elettoralmente sulla paura dei calabresi. Questa è un’irresponsabile speculazione politica che pezzi della sinistra stanno conducendo sul caso della cosiddetta “nave dei veleni” in Calabria.
Già il fatto che si parli di una nave dei veleni, quando basta informarsi un po’ per sapere che le navi dei veleni sono probabilmente decine, fa capire che in Parlamento non si è discusso per niente, e non si è capito che il problema è davvero serio. In ogni caso, il settore turistico in Calabria sta morendo perché nessun turista vuol più andare a fare le vacanze dove l’acqua è inquinata; il settore della pesca sta morendo perché più nessuno vuol comprare pesce allevato in acque contaminate. Insomma, la Calabria sta morendo, ma ciò che conta è che, siccome togliere da lì quelle navi costa troppo, per il Governo è meglio lasciare tutto così com’è.
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