Torniamo a seguire la vicenda delle navi a perdere disperse nei nostri mari. Colme di rifiuti tossici, come il relitto della Cunski, ritrovato al largo delle coste di Cetraro (Cosenza, Calabria), nel mar Tirreno. Gli interrogativi restano ancora tutti senza risposta, perchè se uno dei carichi dei veleni è stato individuato, sappiamo quasi certamente che ne restano altri da scovare, dal momento che le rivelazioni del pentito Francesco Fonti fatte nel 1992 parlano di tre navi a perdere.
L’economia già in ginocchio della costa calabrese intanto è messa ulteriormente a dura prova da questa triste, vergognosa vicenda, che ha troppi scheletri, sotto e fuori il mare. Sottovalutare la situazione sarebbe pericoloso, per non dire criminoso. Sarebbe omissione di soccorso a popolazioni che vivono in territori utilizzati come discarica, che pescano in mari contaminati, che mandano i loro figli in scuole con i tetti di amianto, costruite su discariche di rifiuti tossici. Crotone, in questi giorni, è stata interessata dall’ennesimo scandalo sullo smaltimento illecito di scorie pericolose.
Riciclare questi materiali, impiegandoli nella costruzione di ospedali, ponti, autostrade ed asili, come è stato fatto nella città calabrese, è un abominio. Significa uccidere la popolazione, i bambini. I casi di tumore, di leucemie fulminanti sono in aumento, non c’è famiglia in cui non ci sia stato almeno un morto causato da cancro. I pescatori si ammalano e muoiono. I bambini hanno il sangue pieno di cadmio, nichel, arsenico.
Ma pare che a questa vicenda non si sia poi dato così tanto spazio e risalto, sui giornali impiegati in beghe ben più secolari, negli editoriali pieni di astio e risentimenti personali. La politica, e dunque l’informazione, perchè il connubio è ormai evidente, è impegnata su altri fronti che risolvere i problemi del Paese. E così tutti quanti sappiamo le difficoltà (quanto ci dispiace!) di una escort sbattuta in prima pagina, del suo cantiere irrealizzato (anche qui, quanto ci dispiace!), di quanta dignità le ci sia voluta per ammettere di prostituirsi per vivere. Ma non sappiamo con quanta dignità, dolore sordo, silenzioso, genitori atterriti vedono spegnersi i loro bambini, il loro futuro in pochi mesi. Quanto ancora dovremo aspettare prima che si ristabilisca la giusta scaletta nei tg nazionali?
Il Paese, quello reale, è nascosto. La morte di decine di bambini innocenti, di pescatori, di lavoratori onesti passa in secondo piano. In Italia si può morire per un treno che passa, come a Viareggio, andando a lavoro, ed è sempre il primo giorno di lavoro, andando a scuola, facendo il proprio dovere, andando allo stadio a vedere una partita la domenica, alla fermata del bus, travolti da emarginati sempre più ubriachi, ghettizzati e depressi, o anche in casa propria, assassinati dalla furia omicida di un uomo o una donna, disperati senza lavoro. Si può morire per una scossa di terremoto, intensa sì, ma ancora più intensa se i muri sono fatti di sabbia e cartone. La vita, in Italia, è una vita a perdere. E questa sì che è una notizia da prima pagina…