Uno dei più grandi artisti della Land Art, l’arte della Terra e della Natura, è in mostra alla Galleria Fumagalli di Bergamo fino al prossimo 20 novembre.
Material Interchange, Opere 1968- 974 è la prima personale dedicata a Dennis Oppenheim (Washington 1938), a cura di Abert Fiz. Le opere in mostra sono le installazioni più famose dell’artista statunitense, come Therne for a Major Hit (1974), dove un gruppo di 30 marionette inneggia lo spettatore al fare arte, e 220 Yard Dash (1969), capolavoro della Land Art.
La Land Art nasce intorno agli anni ’70 negli Stati Uniti, in seno all’arte concettuale, come espressione della creatività che si manifesta direttamente sul paesaggio, ne modifica temporaneamente l’aspetto, o utilizza materiali naturali per realizzare installazioni e opere d’arte. Il connubio tra arte come espressione e innovazione e natura, come flusso di vita e di perfetta armonia, è nel raggiungimento di una relazione tra l’uomo ed il paesaggio, inteso anche come spazio e tempo. Come afferma Dennis Oppenheim
La Land Art sembra impadronirsi del mio corpo che appare come un’area vitale, feconda di possibilità.
Tra le opere d’arte in mostra vi è 220 Yard Dash, un’installazione di 10 metri formata da un lungo ponte fatto di zolle collocate una sopra l’altra. Camminarci sopra vuol dire rifrangere il suono dei passi e ritovare quel silenzio, quel movimento che solo la natura può offrire e noi, quasi con curiosità ce ne appropriamo. La genialità di Oppenheim tocca anche altri temi legati all’uomo e all’ambiente, e al suo sostentamento. Con Still for Gingerbread Man (1970-1971) l’artista filma se stesso che mangia cibi dalle forme umane, ironizzando sul cannibalismo; mentre con Annual Rings (1968), un intervento site-specific sulla neve testimoniato da un grande lavoro fotografico Oppenheim ribadisce la divisione politica tra due Stati, il Canada e gli Usa,
un lavoro che si pone come attraversamento di due realtà e allo stesso tempo integra l’elemento spaziale con quello temporale.
[Fonti: L’Espresso; Il Giornale]
[Foto: artnet; ezzat]
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