Cari amici di Ecologiae ben trovati al nostro consueto appuntamento del fine settimana con la cucina sostenibile. Il Natale si avvicina e se state già pensando al menu delle feste, potrebbe esservi utile sapere quali sono le specie di pesci che è bene non comprare perché sono in pericolo in quanto sovrasfruttate piuttosto che troppo distanti dalle nostre tavole, e quali invece acquistare senza problemi.
Utile, a questo proposito, la guida del WWF Che pesci pigliare, di facile e rapida consultazione per un consumo consapevole dei prodotti di mare. Anche quest’anno, ci arriva gentile conferma dalla stessa associazione, non ci sono variazioni sostanziali nella lista. I criteri di selezione tengono conto della provenienza delle zone di pesca, e dunque del costo energetico, dello stato degli stock naturali ovvero della disponibilità della specie, dell’impatto sul territorio di origine e delle caratteristiche del prelievo (attrezzi e tecniche di pesca).
Per un cenone di Natale sostenibile:
- Sì (semaforo verde) ad acciughe, ostriche, rombi chiodati d’allevamento, sgombri, cefalo, cozze, gamberetti, leccia, merluzzetto, merluzzo, palamita, pannocchia, pollack, pollack dell’Alaska, sugarello, totano.
- Nì (semaforo arancione) per astice, gamberetto boreale, mazzancolla, melù, merlano, ombrina boccadoro, orata, pangasio, persico a filetti, salmone, sardina, seppia, sogliola, spigola, triglia, vongola filippina.
- No (semaforo rosso) per anguilla, bianchetto, capasanta, cerni, halibut della Groenlandia, merluzzo bianco (nordico), nasello, occhialone, platessa, pesce specchio, pesce spada, rana pescatrice/coda di rospo, razze, squali, tonno alalunga, tonno rosso.
Dall’associazione ambientalista spiegano che la guida Che pesci pigliare vuole essere
uno strumento pratico ed intuitivo per il consumatore che vuole acquistare prodotti della pesca secondo i principi della sostenibilità ambientale.
La preferenza di ciascuno può contribuire a modificare l’attuale tendenza del mercato ad un’offerta omologata, non sempre la più adeguata, che trascura il valore del prodotto locale stagionale, dimentica le tecniche di pesca selettive e si rivolge verso zone di pesca lontane ed impoverite, ignorando il degrado sociale ed ambientale che l’allevamento e lo sfruttamento di certe specie provocano in aree vulnerabili.
E’ possibile scaricare la guida in pdf nella sezione dedicata del sito del WWF.
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