Partiamo subito col dire che non esiste una nazione o una categoria di persone che ci guadagna dal riscaldamento globale. Però esistono alcuni Paesi che ne risentiranno di più, altri di meno, altri che non ne risentiranno affatto. A fare due calcoli ci ha pensato il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) che ha stilato una mappa di quelli che potrebbero essere i risultati del riscaldamento globale.
Parte di questi disastri li stiamo già vedendo oggi come alcune isole caraibiche che sono state evacuate a causa dell’innalzamento del livello dei mari, o la siccità che sta devastando le campagne di mezzo mondo. Secondo il panel dell’Onu gli impatti maggiori del riscaldamento globale si avranno sulle nazioni che meno hanno contribuito a crearlo, e cioè alcuni Paesi dell’America del Sud e centrale, la penisola arabica, il Sud-Est asiatico e quasi tutta l’Africa. In collaborazione con l’IPCC inoltre la Maplecroft, una società di consulenza britannica, ha creato un “Atlante del Rischio Ambientale dei Cambiamenti Climatici”, un elenco di 193 Paesi ordinati per vulnerabilità ai cambiamenti climatici a causa di fattori quali la densità di popolazione e lo stadio di sviluppo.
Scopriamo così che esistono 30 Paesi a rischio elevatissimo, alcuni dei quali già indicati in un altro studio che vi abbiamo proposto ieri che riguardava le città a rischio. Haiti, Bangladesh, Sierra Leone, Zimbabwe, Madagascar, Cambogia, Mozambico, Repubblica Democratica del Congo, Malawi e Filippine sono quelli a maggior rischio, ma non bisogna dimenticare il Sud-Ovest del Brasile e le città costiere della Cina.
I Paesi con la “posizione migliore” invece sono quelli del Nord Europa che dovrebbero essere i meno toccati, in particolare Finlandia, Irlanda, Svezia e Norvegia, ma anche gli Stati Uniti potrebbero avere un rischio basso. Conoscendo tutti questi dati, che provengono dall’osservazione delle catastrofi naturali accadute negli ultimi 30 anni, forse sarebbe il caso di prendere dei provvedimenti.
[Fonte: Livescience]
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