Vere e proprie miniere d’oro e d’argento localizzate nelle città italiane come estere: i rifiuti elettronici abbandonati nelle discariche possono fornire metalli preziosi per un carico di valore 50 volte superiore a quanto si estrae dalle miniere d’oro vere e proprie, lo sostengono gli studiosi dell’e-Waste Academy nel primo incontro mondiale per la promozione di una migliore gestione dei rifiuti elettronici.
L’incontro è stato ideato e messo in atto grazie alla collaborazione tra il StEP (Solving the E-waste Problem) dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e dal GeSI (Global e-Sustainability Initiative). Durante il grande incontro è stato dichiarato che il valore complessivo dei metalli preziosi impiegati ogni anno per produrre a livello industriale dispostivi di natura elettronica sarebbe pari alla straordinaria cifra di 21 miliardi di dollari. Per ciò che concerne il recupero di questi materiali dai rifiuti elettronici si è ancora molto impreparati , in tutto il mondo. Secondo i dati raccolti e presentati, infatti, si stima che del totale solo il 15% dei materiali viene recuperato dalle miniere cittadine, ovvero, dalle discariche.
Una percentuale così alta di materiali preziosi non recuperati è dovuta tanto a una bassa attenzione da parte di molti paesi agiati, che tuttavia, date le possibilità economiche insite nei progetti di recupero, probabilmente salirà rapidamente nei prossimi anni, quanto alle grossolane operazioni di recupero messe in atto nei paesi in via di sviluppo, dove la percentuale di estrazione dei metalli preziosi dalle discariche è molto più alta (stimata addirittura tra l’80 e il 90%) ma proprio per via della scarsa efficacia dei procedimenti adottati circa il 50% di quanto raccolto va comunque perduto.
L’oro a livello mondiale viene destinato sempre più alla produzione di oggetti elettronici, tanto che si è saliti dal 5,3% destinato alla produzione di prodotti tecnologici del 2001, al 7,7% del 2011. Migliorare le operazioni di recupero dei rifiuti elettronici conviene davvero a tutti.
Photo Credits | Alex E. Proimos su Flickr
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