Quali sono le migliori città europee nella lotta ai cambiamenti climatici? Quali le città che si distinguono per le azioni green del presente e i piani di ecosostenibilità del futuro? Uno studio pubblicato su Climate Change Letters svela che la Gran Bretagna è all’avanguardia, che l’olandese Groningen punta ad anticipare gli obiettivi del 2050 al 2025, e che in Italia l’unica città a spiccare è Padova.
Il nuovo studio sulle città europee e la bontà delle misure prese contro i cambiamenti climatici e in favore dell’ecosostenibilità pubblicato su Climate Change Letters, restituisce il quadro di un’Europa arretrata. In realtà tuttavia non si parla di Europa ma di 11 stati europei, ovvero Austria, Belgio, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna: nelle 200 città medio grandi analizzate le migliori condizioni sono state riscontrate in Gran Bretagna. Come spiegano le ricercatrici del Cnr Monica Salvia e Filomena Pietrapertosa, che hanno collaborato allo studio, in Gran Bretagna
il 93% delle 30 città analizzate ha un piano di mitigazione, contro l’80% di quelle olandesi e tedesche, il 56% di quelle italiane e il 43% delle città francesi. Anche per quanto riguarda l’adattamento, si distingue la Gran Bretagna con 24 città, contro 13 su 40 città tedesche e 5 su 26 spagnole. In Italia, su 32 analizzate, solo Padova vanta un piano di adattamento.
Solo Padova su ben 32 città studiate: un risultato davvero preoccupante. Tra le città più virtuose in assoluto spicca Groningen, in Olanda, dove si punta direttamente all’obiettivo emissioni zero e non nel 2050, ma addirittura nel 2025. Il quadro quindi è fosco, seppur non manchino alcuni esempi altamente virtuosi. Tuttavia, come precisa Pietrapertosa, l’obiettivo delle riduzioni dell’80% per il 2050 previsto per l’UE resta veramente lontanissimo. Difatti anche
Se le azioni previste a livello urbano fossero adottate dall’intero sistema nazionale si otterrebbe entro il 2050 una riduzione del 37% delle emissioni di gas serra degli 11 paesi e del 27% dell’Ue nel suo complesso.
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