Gli eventi atmosferici violenti sono sempre più diffusi nel nostro Paese. E il fatto che, anno dopo anno, possano ripetersi con maggiore frequenza è, purtroppo, una certezza. Proprio per questo motivo è fondamentale diventare pienamente consapevoli di quali possano essere i pregiudizi sofferti dalle infrastrutture a causa di eventi estremi, e capire che – forse – anche quelle ritenute più solide, sono in realtà ben più vulnerabili delle apparenze.
L’impatto del meteo sulle infrastrutture
Ad effettuare un calcolo puntuale sulle perdite economiche generate alle infrastrutture dai danni da eventi meteorologici estremi è stato il World Economic Forum, che ha recentemente puntualizzato come nel 2020 i pregiudizi economici siano ammontati a oltre 268 miliardi di dollari.
Le perdite hanno peraltro riguardato tutti i principali settori economici: dall’energia alle telecomunicazioni, dal turismo alle costruzioni, passando evidentemente per l’agricoltura, nessun comparto sembra essersi posto al riparo da tali effetti.
E il futuro?
Le brutte notizie non sono però finite qui. Stando a quanto afferma una ricerca di Oxfam e Swiss Re Institute, infatti, se non si interverrà con maggiore decisione e incisività a contenere i cambiamenti climatici, le economie dei Paesi più avanzati si ridurranno più del doppio di quanto già avvenuto in seguito alla pandemia da Covid-19, proprio a causa della necessità di dover gestire gli effetti del meteo estremo.
Lo studio ha infatti stimato un danno economico ai Paesi del G7 (oltre all’Italia, il Regno Unito, la Germania, il Giappone, il Canada, la Francia e la Germania) pari a 5 trilioni di dollari, con una riduzione media del PIL pari all’8,5% l’anno entro i prossimi 30 anni. Un campanello d’allarme che, si auspica, possa non rimanere del tutto inascoltato dinanzi alla necessità di adottare immediati ed efficaci correttivi alle strategie nazionali e internazionali.