La nuova frontiera della riduzione dell’inquinamento è la battaglia contro il mercurio. Ieri a Ginevra 140 nazioni (Italia compresa) hanno approvato il primo trattato giuridicamente vincolante per ridurre l’inquinamento da mercurio. Si tratta di un metallo altamente tossico ma che negli scorsi decenni è stato utilizzato tantissimo dall’industria chimica. Il suo utilizzo più comune è quello nei termometri, ma è presente in più oggetti domestici di quanti se ne possano immaginare.
Dopo ben 4 anni di lavoro alla fine si è trovato un accordo comune non per l’eliminazione definitiva, ma almeno per la riduzione dell’utilizzo del mercurio in ogni aspetto della società. La decisione è nata dopo che è stato accertato che un disastro ambientale accaduto nella città di Minamata, in Giappone, in cui migliaia di persone hanno avuto problemi neurologici dopo un’intossicazione, era dovuto proprio all’utilizzo eccessivo di mercurio in molti prodotti venduti in quell’area. Non tutti sono contenti dell’accordo trovato dato che alcuni Paesi avrebbero voluto abbassare ulteriormente le soglie di utilizzo di questo metallo, ma ormai i giochi sono chiusi. Una volta che le nuove regole saranno entrate in vigore, ogni nazione dovrà istituire dei controlli rigidi per attestare che effettivamente il mercurio sul mercato venga ridotto, sia nei processi industriali sia nella commercializzazione di prodotti che lo contengono.
L’obiettivo è di ridurre il rischio di intossicazioni per le persone comuni, ma anche ridurre le emissioni che derivano dalla sua lavorazione e l’inquinamento derivante dal prodotto di scarto. Secondo Franz Perrez, ambasciatore ambientale svizzero, questo trattato
ci aiuterà a proteggere la salute umana e l’ambiente in tutto il mondo.
Entro la fine dell’anno si terrà una cerimonia di entrata in vigore della nuova normativa in cui tutti i delegati dei Paesi aderenti dovranno firmare l’accordo, il quale a sua volta dovrà essere ratificato nelle leggi nazionali entro 4 anni. La commercializzazione del mercurio, sia in import che in export, invece diventerà completamente vietata a partire dal 2020, ad esclusione dei prodotti utilizzati in attività religiose o tradizionali.
[Fonte: Onu]
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