Quando, circa due settimane fa, la piattaforma petrolifera della British Petroleum si incendiò, tutti si affrettarono a dire che non era nulla di preoccupante, sottovalutando il problema. Oggi, dopo appena 15 giorni, si parla della più grande catastrofe ambientale che abbia mai colpito gli Stati Uniti, ed una delle peggiori in tutto il mondo.
Le stime della scorsa settimana parlavano di due fori che rilasciavano l’equivalente di 1000 barili di petrolio al giorno, oggi si è scoperto che i fori sono tre e non si sa effettivamente quanto si perda. Le stime parlano da un minimo di 6000 ad un massimo di 16 mila barili al giorno, e pensate che per coprire le tre falle la BP ha stimato un tempo incredibile: 90 giorni.
Per questo, siccome tutti i tentativi sono falliti, è stato deciso di far arrivare un’enorme cupola che possa trattenere il petrolio in un’area circoscritta ed evitare che si riversi ancora sulle spiagge. Ma ormai questa marea nera le spiagge le ha già raggiunte, e causato danni incalcolabili. Lo Stato della Florida ha vietato la pesca per 10 giorni, ma è ormai ovvio che per ripulire tutto il Golfo del Messico ci vorranno degli anni. Senza parlare del danno al turismo, dato che praticamente tutte le zone colpite vivono grazie alle milioni di persone che ogni anno visitano quelle spiagge. Per ora il danno stimato, per quanto riguarda solo la pesca, ammonta a circa 2,4 miliardi di dollari che la BP si è impegnata a risarcire, ma la situazione peggiora di ora in ora.
Angelo 27 Maggio 2010 il 1:30 am
Possiamo dire che è solo l’inizio? Che ne sarà di tutti i fondali marini? come influirà sul clima?
Ma soprattutto come affronteremo tutte le malattie che esso ci regalerà?
Il tempo darà la risposta in maniera dolorosa a queste domande
Paola Pagliaro 28 Maggio 2010 il 12:37 pm
lo credo anch’io 🙁