Gli Stati Uniti non riescono a vivere un periodo di calma dal punto di vista ambientale, e se un anno fa la famosa marea nera del Golfo del Messico a quest’ora aveva già reso l’area una palude nera, oggi la stessa sorte tocca al fiume Yellowstone che attraversa Wyoming, Montana e Missouri, ma soprattutto il Parco Nazionale a lui intitolato. La causa è stata una rottura nell’oleodotto della Exxon (che non è nuova a questo genere di disastri) che lo attraversa, il quale ha sversato nel fiume l’equivalente di mille barili di petrolio.
La buona notizia è che, a differenza del disastro dello scorso anno, la perdita è stata fermata visto che, trattandosi di un oleodotto, è bastato chiudere i rubinetti. Ma ora un’intera area con circa seimila abitanti è a rischio. Ed anche se sono stati sversati “solo” 1000 barili di petrolio (quanti ne venivano sversati ogni giorno nel Golfo), vanno considerati i danni maggiori visto che il fiume Yellowstone non è aperto come il Golfo e non ha un ricambio d’acqua continuo.
La causa del disastro ancora non è certa al 100%, ma pare possa trattarsi di un problema ambientale. Le forti piogge dei giorni scorsi hanno portato molti detriti a danneggiare l’oleodotto che, a furia di essere colpito, ha visto aprirsi una falla da cui è fuoriuscito il petrolio diretto verso le raffinerie di Billing. L’impianto non è nuovo a problemi del genere, la tragedia era annunciata. Da anni le popolazioni locali chiedono provvedimenti, e diversi controlli (l’ultimo nel 2009) avevano tutti dato il via libera alla continuazione dell’attività, dato che, se qualche problema poteva essere creato, si trattava sempre di problemi minimi e controllabili.
Non ci sono pericoli: la struttura reggerebbe comunque
si legge su uno degli ultimi rapporti in merito ai controlli sull’oleodotto. Evidentemente qualcosa non ha funzionato. Ora, dopo aver fatto evacuare centinaia di persone che vivevano nell’area, il pericolo è che lo Yellowstone porti il petrolio nel più grande fiume Missouri, dove i danni diventerebbero incalcolabili. Intanto i tecnici stanno lavorando da 48 ore per limitare che il petrolio arrivi alla deriva, anche se si sono notate alcune macchie anche a 160 km di distanza dalla falla e, secondo li ambientalisti, solo una piccola parte dei circa 160 mila litri di petrolio disperso si potrà recuperare.