Una piattaforma petrolifera è esplosa a seguito di un incendio nel Golfo del Messico ieri mattina (circa le 17:00 in Italia), costringendo i 13 lavoratori al momento presenti a tuffarsi in mare per salvarsi la vita. Ironia della sorte, si trattava della stessa area colpita appena qualche mese fa dalla famosa marea nera causata dalla BP, a 100 miglia di distanza dalla costa della Louisiana, una zona in cui, dicono gli esperti, si sono già verificati altri 3 disastri negli ultimi 10 anni. La Guardia Costiera ha subito sottolineato che non vi era alcun segno di perdita di petrolio nei pressi della piattaforma danneggiata in serata, ma purtroppo sono stati smentiti solo poche ore più tardi.
Secondo l’Associated Press, nonostante ciò che riferivano le fonti ufficiali, alcune macchie scure sono state avvistate intorno all’area. La società proprietaria della piattaforma, la Mariner Energy, ha detto che la struttura non era in attività al momento dell’incidente, e per questo non poteva esserci alcun tipo di fuoriuscita, ma intanto i dubbi restano.
La piattaforma è posizionata in acque relativamente poco profonde, 340 metri di profondità, nulla in confronto ai 1500 della Deepwater Horizon, ma comunque a poche miglia ad ovest rispetto a dove la piattaforma della BP ha provocato il disastro. Non c’è ancora molta chiarezza sulla vicenda, ma pare che nessuno dei 13 membri dell’equipaggio a bordo si sia fatto male. Sono stati comunque tutti trasportati all’ospedale più vicino per gli accertamenti.
La causa dell’esplosione della struttura, chiamata Vermilion Block 380, ancora non è nota, ma di certo resta la preoccupazione per la portata di petrolio di cui era capace. In un comunicato ufficiale la Mariner ha spiegato che durante l’ultima settimana di agosto la piattaforma aveva prodotto circa 9.200.000 metri cubi di gas al giorno e 1.400 barili di petrolio e condensato. Se la piattaforma dovesse inabissarsi come successo con quella della BP, diventerà quasi impossibile recuperare il suo contenuto.
La società ha detto di voler avviare un’inchiesta sull’incidente e collaborerà con gli agenti federali, ma intanto riportare la serenità alle popolazioni che vivono lungo la costa, dopo il sospiro di sollievo di poche settimane fa susseguente la notizia della chiusura della falla, sarà molto difficile.
Fonte: [New York Times]
fausto / fardiconto 3 Settembre 2010 il 6:04 pm
In effetti i 1400 barili al giorno sono un volume piccolo; la piattaforma era un hub per gestire la produzione da sette pozzi attivi, non molto produttivi in termini di petrolio. Non ci sono morti, e spero che i tecnici abbiano avuto tempo di eseguire qualche intervento di messa in sicurezza.
Paola Pagliaro 4 Settembre 2010 il 8:53 am
Sembrerebbe di sì, fortunatamente. La verità è che di incidenti di questa entità ne capitano spesso, ma ultimamente, per via della marea nera, hanno più risonanza… poi in quell’area… immagino gli abitanti delle coste come abbiano tremato!