Torniamo ad occuparci della marea nera. Ci va giù pesante, ancora una volta, Obama: dopo essersi lasciato andare, nei giorni scorsi, ad espressioni molto forti per uno nella sua posizione sul sedere da prendere a calci, oggi evoca addirittura l’attentato terroristico alle Torri Gemelle di New York del 2001:
Il disastro della marea nera evoca l’11 settembre perché cambierà negli anni a venire la psicologia dell’America. Prenderò misure coraggiose per combatterla e userò il resto della presidenza per guidare gli Stati Uniti verso un nuovo modo di fare affari in fatto di energia. Nello stesso modo con cui abbiamo visto le nostre vulnerabilità e con cui la nostra politica estera è stata cambiata dopo l’11 settembre, così questo disastro cambierà il modo con cui pensiamo all’ambiente e all’energia negli anni a venire.
Intanto la Bp fa sapere di aver speso 1,6 miliardi di dollari dall’inizio del disastro petrolifero per contenere i danni. Obama chiede di più: dopo la polemica sull’assegnazione dei dividendi e sul denaro speso dalla compagnia petrolifera britannica in campagne pubblicitarie per rifarsi la faccia, il presidente degli Stati Uniti chiede che venga istituito un fondo indennizzi per i danni della marea nera.
La Bp, dal canto suo, ha affermato di aver ricevuto 51.000 richieste danni e di averne già evase 26.500 per un costo di 62 milioni di dollari. Le stime degli esperti parlano di un danno economico finale per la BP compreso tra i 30 ed i 100 miliardi di dollari.
La BP si è già impegnata a finanziare la costruzione di isole artificiali lungo le coste della Louisiana, progetto che costerà 360 milioni di dollari, 60 dei quali erogati all’interno degli 1,6 miliardi di dollari che la BP ha dichiarato di aver speso finora.
Malgrado gli esperti stiano cercando di quantificare i danni, l’impressione generale dell’opinione pubblica americana e mondiale è che si tratti di un disastro che sfugge a qualsiasi tipologia di rimborso.
Il danno di immagine è non solo della BP ma dell’uomo, succube della dipendenza dal petrolio, malgrado esistano alternative possibili: le rinnovabili. Chi non si è sentito allo stesso tempo impotente e responsabile alla vista delle foto dei pellicani incatramati a Grand Isle, in Louisiana?
Fa più o meno lo stesso effetto questo video, girato da Greenpeace, che mostra le varie aree costiere interessate dalla marea nera e i danni devastanti ed irreparabili alla fauna ed alla flora marina.
[Fonti: Ansa; Greenpeace]
SASAS 15 Luglio 2010 il 8:49 pm
STATE UCCIDENDO GLI OCENANI PER I VOSTRI SPORCHI AFFARI !!
SASAS 15 Luglio 2010 il 8:49 pm
OCEANI