La vista di decine di navi cisterna ancorate al largo di Istanbul, o di quelle che passano sotto i due ponti sul Bosforo da e verso il Mar Nero, è senza dubbio impressionante. Ma sulla scia del disastro del Golfo del Messico, i funzionari turchi sono sempre più preoccupati che il traffico pesante possa portare ad un incidente molto simile a quello devastante della marea nera, dato che nello stretto del Bosforo vengono trasportati 1.850.000 barili di petrolio al giorno.
Il trasporto su petroliera attraverso lo Stretto non è più sostenibile
ha dichiarato il ministro dell’Ambiente turco Veysel Eroğlu la scorsa settimana a seguito di una riunione tra funzionari del Governo e rappresentanti delle 20 aziende energetiche, tra cui Exxon Mobil, Shell, Chevron e proprio la BP. Le norme che disciplinano la navigazione sul Bosforo hanno bisogno di un serio aggiornamento.
Secondo Bloomberg
Il passaggio è regolato dalla Convenzione di Montreux redatto nel 1936, molto prima dell’era delle petroliere. Esso consente il libero transito a tutte le navi mercantili di tutte le nazioni.
Due anni dopo che la convenzione è stata firmata, ci sono state 4.500 navi in transito ogni anno attraverso il Bosforo e i Dardanelli, area che collega il Mar Nero al Mar di Marmara e poi al Mediterraneo. Ora ce ne sono circa 50.000, o per meglio capirci una petroliera ogni 53 minuti.
Non sorprende così sapere che il Bosforo non è un’area estranea agli incidenti. Secondo Eroğlu, 115.000 tonnellate di petrolio sono state versate nelle sue acque negli ultimi 15 anni. A gennaio, una nave mercantile moldava si è incagliata nei pressi della popolare spiaggia di Kilyos, rovesciando 96 tonnellate di benzina e 25 tonnellate di diesel nelle baie e nel mare della zona.
Un rapporto della Guardia Costiera turca pubblicato poco prima del disastro della BP aveva stabilito che la Turchia è tra i primi 10 Paesi al mondo per incidenti marini, con 500 casi sul Bosforo solo negli ultimi 50 anni. Numeri che dovrebbero preoccupare anche noi, dato che nel caso malaugurato di un incidente importante anche solo lontanamente simile a quello del Golfo del Messico, vedremmo il diffondersi della marea nera nelle acque italiane nell’arco di poche settimane.
Alcune misure sono state prese per evitare ulteriori disastri, come ad esempio la limitazione del numero, dell’età o delle dimensioni del carico delle navi cisterna che trasportano 145 milioni di tonnellate di sostanze pericolose (circa due terzi sono petrolio) ogni anno. Infatti, le misure già adottate per migliorare la sicurezza, tra cui l’attuazione di un sistema radar che costringe le navi cisterna a passare a turno attraverso gli stretti in una sola direzione per eliminare la possibilità di un incidente, hanno avuto il loro effetto, ma come dimostra il disastro della Louisiana, le precauzioni non sono mai abbastanza.
Per fortuna allo studio ci sono nuove contromisure, come oleodotti e gasdotti che dovrebbero alleggerire il traffico, ma quando poi si creano tensioni politiche come quelle tra Russia e i Paesi dell’Est Europa come successo negli ultimi anni, tutto può diventare inutile.
Fonte: [Treehugger]