E’ passato ormai più di un anno dal famoso disastro della Deepwater Horizon, la piattaforma petrolifera della BP che ha dato luogo ad uno dei più grandi disastri ambientali della storia: la marea nera. La compagnia britannica, con il silenzio colpevole delle autorità statunitensi, ha ripetutamente ingannato il pubblico sulla quantità di petrolio andata persa nel Golfo del Messico nel tentativo di alleggerire la propria posizione. Ma non tutti ci hanno creduto, ed ovviamente non potevano farlo i residenti che ora, a distanza di un anno, hanno deciso di dimostrare al mondo che non è affatto vero che il Golfo del Messico è tornato alla normalità.
In un nuovo documentario andato in onda sabato scorso su Planet Green, chiamato Storie dal Golfo, i residenti della costa rendono evidente che stanno ancora soffrendo le conseguenze della fuoriuscita di petrolio più grande della storia americana. Il film si basa su interviste prodotte da NRDC e Bridge the Gulf e registrate da Story Corps.
Le persone coinvolte descrivono la lotta per sfamare le proprie famiglie dopo che le zone di pesca sono state chiuse ed il turismo praticamente annullato. Il capitano Darla Rooks parla di eruzioni cutanee persistenti, mal di testa e altre malattie che l’hanno colpita quando è entrata in contatto con il petrolio e i disperdenti usati per dare l’impressione di eliminarlo.
Rosina Philippe lamenta i centinaia di pesci morti che ancora oggi vede galleggiare nell’area. Ed è proprio qui il problema: i residenti si preoccupano che la fuoriuscita farà danni alla salute della vita marina anche in futuro.
La mia è una comunità di pescatori. Siamo preoccupati per gli effetti di lunga portata che i disperdenti possono avere sul pesce. I pesci continueranno a seguire il proprio ciclo di vita? Stanno crescendo oltre la fase larvale? Quante risorse naturali saranno colpite a lungo termine? Penso che ci siano troppi punti interrogativi
afferma Wendy Billiot. Ma gli effetti si hanno un po’ su tutti i campi, come quello dell’edilizia, come testimonia uno dei maggiori costruttori della zona, Ryan Lambert che lavora nel settore da 30 anni, ed afferma che gli ordini sono scesi di qualcosa come il 90% nell’ultimo anno. Il dramma è che queste persone stesse non sono più sicure di poter sopravvivere, e non per il “capriccio” di un uragano, ma per la negligenza di una compagnia petrolifera. Il brutto è che sembra che il mondo non abbia imparato da questa lezione, e dopo un primo periodo di flessione, tutto è stato lasciato alle spalle e si è ripreso a trivellare come se nulla fosse accaduto. La speranza è che una tragedia del genere non si ripeta, ma la sicurezza è invece esattamente il contrario.
Marea nera: torna l’incubo nel Golfo del Messico
Marea nera, 10 mesi dopo la situazione non è cambiata molto
Per Bp i danni della marea nera ammontano a 31 miliardi
[Fonte: Treehugger]
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