Da tempo si vociferava di prove contro la BP sul danno potenziale della marea nera, il quale sarebbe potuto essere molto peggiore di quanto riferito in precedenza. Ora però una nuova ricerca pubblicata su Conservation Letters e riportata online su Nature.com mette tutto nero su bianco. Pare infatti che il numero di delfini e balene rimaste uccise nel Golfo del Messico a causa della fuoriuscita di petrolio di quasi un anno fa possa essere fino a 50 volte superiore rispetto ai dati ufficiali forniti dalle agenzie.
Durante quella catastrofe circa 115 tra balene e delfini sono stati dichiarati morti in via ufficiale dal US Fish & Wildlife Service. Numeri decisamente sottostimati se ancora nei mesi scorsi più di 80 delfini sono stati trovati morti sulle rive del Golfo. E’ un po’ come il numero dei morti per il disastro di Chernobyl: si conoscono le vittime immediate, ma non quelle a medio e lungo termine.
Il numero sospettato di cetacei morti delle stime si basa sulla conclusione che solo il 2% delle balene e dei delfini che sono morti dall’aprile scorso nell’area del Golfo sono stati recuperati.
Le carcasse sono semplicemente un metodo spicciolo di valutare l’impatto di un incidente di così vaste dimensioni come quello della Deepwater Horizon
dice il co-autore Scott Kraus, esperto di balene del New England Aquarium di Boston.
Il nostro tasso di rilevamento della mortalità è molto scarso e, in generale, le indagini per raccogliere animali morti non sono un modo efficace se non si ha una copertura molto alta. Tali rilievi durante la fuoriuscita di petrolio del Golfo avevano vaste aree di mare aperto da coprire, in gran parte lontano dalla costa.
Evidentemente, nel tentativo di tranquillizzare la popolazione e sminuire i danni, il lavoro non è stato effettuato in modo adeguato.
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[Fonte: Treehugger]
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