Ottocentoquarantasette milioni di dollari. Seicentottantanove milioni di euro. Numeri difficili da scrivere ma molto pesanti, specialmente se a pagarli è un’azienda soltanto. E’ quanto ha stanziato la BP soltanto negli ultimi 3 mesi stando alla stima del danno della marea nera all’ambiente e alle popolazioni locali, arrivata a questa cifra, in seguito all’esplosione e alla fuoriuscita di petrolio derivante dall’incidente sulla piattaforma Deepwater Horizon di due anni fa nel Golfo del Messico.
A dire la verità anche se questa cifra sembra enorme, è soltanto una parte di quanto pagato in totale dall’azienda. La quota sborsata finora, con l’aggiunta di questi 80o milioni, sale infatti a 38 miliardi di dollari, a cui si va ad aggiungere il calo del 35% del titolo della compagnia dal giorno della marea nera, che gli è costato altri 3,7 miliardi di dollari. Numeri che avrebbero fatto fallire qualsiasi compagnia al mondo.
Di questi soldi, 14 miliardi sono andati alle popolazioni locali per la bonifica ed il risarcimento dei danni (larga parte della popolazione viveva di pesca ed ora non c’è più nulla da pescare), e questi 847 milioni vanno a coprire un incremento del fondo per le “spese varie” ed un contenzioso sull’incidente. Ma dove li prende la BP tutti questi soldi? In parte proprio dal Golfo del Messico. Sulla “scena del delitto” infatti sono presenti altre 6 piattaforme, delle bombe pronte ad esplodere che ucciderebbero letteralmente un ecosistema già moribondo.
Gli altri soldi li ha trovati effettuando dismissioni per 24 miliardi di dollari e letteralmente prendendo i soldi dalle tasche degli americani (ma non solo) semplicemente aumentando il costo del petrolio, e di conseguenza della benzina. Dal 2010 infatti i prezzi hanno continuato a salire quasi senza sosta, e chissà che questa crisi economica che sembra non avere mai fine non sia attribuibile, almeno in parte, proprio alla BP.
[Fonte: The Guardian]
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