Abbiamo parlato spesso su queste pagine di come la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico stia influenzando l’ambiente, e discusso sul futuro energetico del Pianeta. Ma c’è un altro elemento importante che deve essere considerato, e cioè che, ancor peggio della crisi, questo disastro avrà uno dei più grandi impatti economici della storia.
Tra la perdita di posti di lavoro nel settore turistico e quelli nella pesca in tutto il Golfo, passando per gli impieghi persi con la moratoria sulla perforazione in mare aperto, alcuni analisti parlano di un milione di persone che rimarranno senza lavoro a causa della marea nera.
Questo aspetto è importante da prendere in considerazione per alcuni motivi: in primo luogo, la perdita a lungo termine di reddito per migliaia di pescatori, operatori di barca e altri dell’indotto, sarà sicuramente devastante. I 20 miliardi dollari che Obama ha costretto la BP a mettere da parte sono un fondo creato per aiutare quelle persone a recuperare le loro perdite.
Ma l’altra fonte di posti di lavoro persi è destinata a provocare una maggiore controversia, e cioè che sempre più politici chiedono di evitare le perforazioni offshore, per ora solo nel territorio americano. La perforazione offshore impiega centinaia di migliaia di persone in posti di lavoro ben pagati, molti dei quali già sono o saranno eliminati dopo la moratoria. Anche questi dovrebbero essere risarciti dalla BP.
L’analista David Kotok, sul potenziale impatto del divieto di perforazione in mare aperto, ha affermato:
Si stima che una moratoria estesa, che ci aspettiamo che Obama proponga per un calcolo politico, avrà un costo fino a 200.000 posti di lavoro superiore al pagamento dei costi di trivellazione petrolifera e dei servizi alle imprese del petrolio, e che [arriverà] ad una perdita totale di quasi 1 milione di posti di lavoro a tempo indeterminato negli anni a venire.
Sicuramente i tentativi di BP di contribuire a colmare il gap non saranno sufficienti. Questa potrebbe essere l’occasione ideale per attuare una sorta di programma di passaggio (o almeno affiancamento) combustibili fossili-rinnovabili, che comporterebbe incentivi per i datori di lavoro nei settori dell’energia più pulita, e creerebbe migliaia di altri posti di lavoro verdi per assumere lavoratori provenienti dalle industrie dei combustibili fossili. Potrebbe essere una soluzione, ma per ora la BP pensa solo a recuperare la sua immagine, sponsorizzando le Olimpiadi di Londra del 2012. Ognuno fa quel che può.
Fonte: [Treehugger]
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